Risposta di Marino Micich – direttore Archivio Museo storico di Fiume in merito all’ articolo D’Annunzio, Ronchi – Baroni ANPI Monfalcone – Ambasciatore croato Mesic

“Ben 98 anni di divisioni, di distinguo, anche di battaglie e polemiche. La marcia su Fiume, quella che, il 12 settembre 1919, vide protagonista Gabriele D’Annunzio, fa ancora discutere a Ronchi dei Legionari. Così è che Marco Barone, avvocato e studioso di storia, ma anche membro del consiglio direttivo dell’Anpi, a titolo personale ha scritto all’ambasciata croata a Roma e l’ambasciata gli ha risposto a stretto giro di posta. Nella missiva Barone, dopo una lunga premessa nella quale racconta i fatti, ha chiesto all’ambasciatore, Jasen Mesic, di sollecitare l’intervento della Repubblica di Croazia nei confronti delle autorità italiane perché non abbiano più luogo cerimonie, celebrazioni, della marcia di occupazione su Fiume. Ma anche che non venga considerato più come un “valore” d’Italia la figura di D’Annunzio, viste le sue parole altamente offensive e razziste come manifestate nei confronti del popolo croato.
La risposta a Barone va nella direzione che lo stesso Barone voleva. «Condividiamo la sua opinione – si legge – che simili anniversari danneggiano l’atmosfera dei rapporti amichevoli tra i nostri due Paesi e che celebrarli incita sentimenti nazionalistici. L’ambasciata della Repubblica di Croazia a Roma, da parte sua, intraprenderà tutto il possibile nell’ambito delle proprie competenze, e apprezzeremmo altrettanto il suo ulteriore impegno nella questione. Siamo sicuri che lei, come stimato cittadino della Repubblica italiana, insieme ad altri suoi concittadini, può, più di tutti, contribuire al cambiamento di tale clima e alla ancora migliore costruzione dei rapporti di buon vicinato, in particolare nelle zone multietniche adiacenti ai confini».

Dunque l’impegno è precisto. Non resta che attendere le prossime mosse e ciò che succederà il prossimo 12 settembre. Ci sarà ancora la manifestazione promossa dalla Lega Nazionale? Certo è che, proprio in occasione dell’appuntamento di qualche giorno fa, il sindaco Livio Vecchiet ha manifestato l’intenzione, nel 2019, di ricordare i cento anni con una mostra e tutta una serie di iniziative. E che l’assessore alla Cultura, Mauro Benvenuto, ha espresso la volontà di dare maggiore visibilità alla parte dell’antiquarium che ospita molti reperti dannunziani. Museo che, di recente, è stato arricchito con alcuni documenti messi a disposizione dal comitato per la valorizzazione storico-letteraria di Gabriele D’Annunzio. Si tratta, tra l’altro, di un volantino del 14 dicembre 1920 realizzato dallo stesso D’Annunzio e rivolto al senatore Attilio Hortis, allora vicepresidente del Senato per le posizioni assunte e di un volantino stampato il 21 dicembre 1920 che cita espressamente Ronchi. Ci potrà essere una convivenza o sarà sempre muro contro muro?
«Si è trattato di un’impresa nazionalistica – spiega da parte sua Barone – capeggiata da una persona guerrafondaia come D’Annunzio, e razzista nei confronti del popolo croato. La comunità ronchese è sempre stata complessivamente contraria ad omaggiare sia D’Annunzio, sia quella marcia. Basti pensare che il monumento che è stato costruito per ricordare e celebrare l’occupazione militare di Fiume da parte dell’Italia per mano di D’Annunzio è stato realizzato nel confinante Comune di Monfalcone perché il Comune di Ronchi dei Legionari non diede la propria disponibilità stante il carattere fascista di quella marcia e la storia partigiana. Si tratta di un atto totalmente irrispettoso nei confronti della Repubblica di Croazia e della città di Fiume. Un atto storico e politico – conclude – che certamente non corre nella direzione di favorire i rapporti tra Italia e Croazia».
Barone, poi, conclude tornando sulla proposta di cancellare il suffisso dei Legionari dal nome della città. Una proposta che, però, non ha mai avuto seguito tra le istituzioni locali e che continua per certi versi ad essere un sogno nel cassetto di qualcuno.

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Risponde il dr. Micich:

 

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra!”

 

L’Avv. Baroni dovrebbe interrogarsi non tanto su un fatto storico che ha dato lustro alla Patria italiana comunque lo si veda, ma perchè abbia coinvolto un alto diplomatico croato appena insediatosi in Italia; e, inoltre, sarebbe più opportuno che Baroni sensibilizzasse l’opinione pubblica, come esponente dell’ANPI di Monfalcone, sulla fine dei monfalconesi suoi concittadini imprigionati e fatti sparire dal regime jugocomunista di Tito dopo il 1948.

Essendo Goli Otok  (Isola Calva) in Croazia potrebbe chiedere, l’ANPI di Monfalcone,  al neo Ambasciatore Mesic aiuto per svolgere ricerche su quel lager e sapere quanti monfalconesi non tornarono più da laggiù.

 

Rispondo ancora che D’Annunzio fu anticroato ma in senso politico e non razziale. Fu contro i croati che volevano lo Stato serbo-jugoslavo e che volevano Fiume, perchè questa era invece a maggioranza popolata da italiani, basta leggere i censimenti del 1918. D’Annunzio accolse l’invito dei fiumani italiani lasciati soli a se stessi in quei drammatici frangenti.

Non dimenticare mai, che seppur nazionalista convinto, D’Annunzio costituì  a Fiume la Lega dei Popoli oppressi alla quale partecipavano anche i croati, i montenegrini oltra a egiziani, irlandesi ecc.che non volevano passare dopo la prima guerra mondiale sotto lo scettro dei re serbi. Promulgò una moderna costituzione in seguito alla creazione della Reggenza italiana del Carnaro, composta con il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris, in cui si diceva tra le altre cose che nei sottocomuni di Fiume a maggioranza croata era permesso studiare in tale lingua. L’opera di D’Annunzio è stata molto complessa e purtroppo di lui si strumentalizzano singole frasi ma nella sostanza l’analisi e più complessa e va lasciata agli storici.

Sono passati tanti anni da quegli avvenimenti e ci stupisce leggere sul web e sul “Piccolo” commenti così lapidari su D’Annunzio. Era l’epoca dei nazionalismi accesi e contrapposti e tutti i popoli europei ne sono stati coinvolti italiani, francesi, croati, sloveni, russi, tedeschi ecc. ecc. Chi fu nel 1914 a Sarajevo a scagliare la prima pietra, mi sembra un certo nazionalista serbo Gavrilo Pincip… e chi fu a dichiarare guerra alla piccola Serbia proprio l’Austria-Ungheria e chi combatteva nelle file austroungheresi il fior fiore dei reggimenti croati. Insomma, è’ proprio  il caso di dire “chi è senza peccato scagli la prima pietra!”.

Bisogna storicizzare e non strumentalizzare la storia a fini “divisori”, ancor più che Italia e Croazia condividono da tempo  il progetto dell’Unione Europea, dove occorre sviluppare buona cultura per il presente e il futuro. Fiume-Rijeka capitale della cultura europea nel 2020 saprà dare i giusti stimoli per questo cambio di tendenza ne sono sicuro.

 

dr. Marino Micich, 29 settembre 2017