SETTANT’ANNI DALL’ENTRATA IN VIGORE DEL TRATTATO DI PACE DI PARIGI

Settant’anni fa entrava in vigore formalmente il Trattato di Pace di Parigi stabilendo in maniera
definitiva la catastrofica sconfitta di una guerra devastante perduta dall’Italia.
Alla fine della Seconda guerra mondiale e per i decenni successivi, a guerra conclusa, l’elemento
italiano espresso nella Venezia Giulia e nella Dalmazia era, nella mente degli adepti all’ideologia
comunista-nazionalista interpretata da Tito e dal suo regime, l’elemento da eliminare alla radice,
affinché una nuova e cupa alba potesse sorgere su una terra abitata da due millenni da una stirpe
autoctona, latina, veneta, italofona che tanto diede alla Madrepatria.
Il popolo Giuliano-Dalmata veniva perseguitato nella propria terra, sì da dover abbandonare ogni
avere ed ogni bene materiale ed immateriale e, al contempo, veniva dimenticato dalla società civile
italiana.
Furono violati diritti basilari, quali: l’autodeterminazione dei popoli e della loro forma di governo,
il diritto alla vita (garantito per i gruppi umani, nazionali, religiosi, politici), i diritti che vietano
l’arbitrario arresto, la detenzione o l’esilio forzato, i diritti per il rispetto dei beni e degli interessi
dei cittadini italiani residenti nei territori ceduti, il diritto al ritorno, il diritto di voto (negato al
Referendum del 1946), il diritto al giusto, equo e definitivo indennizzo per i beni abbandonati ed
utilizzati dallo Stato italiano per pagare il debito di guerra con la Jugoslavia.
Per anni lo Stato italiano cercò di nascondere e far dimenticare all’intera Nazione un Trattato
pagato non da tutti i cittadini, ma solo dai tanti istriani, fiumani e dalmati che non hanno mai
dimenticato la loro identità.
La generazione dell’Esodo ha saputo trasmettere gli alti valori umani che l’ha sempre
contraddistinta in questi lunghi anni e, ancora oggi, il nostro popolo continua a chiedere il rispetto
della Memoria e dei diritti negati alla società civile intera.
Il nostro popolo aspetta ancora rispetto e risarcimento.
Lo chiede con determinazione e con fermezza.
Lo chiede in piena coscienza del valore storico incarnato dalla sua storia.
FederEsuli, Roma, 15 settembre 2017