Castua, emergono le prove degli eccidi del dopoguerra

Riemergono, a distanza di 73 anni, le prove dei crimini titini. Resti umani mineralizzati, scomposti e frammisti, sono stati ritrovati a Castua, nel luogo in cui sono stati uccisi e sotterrati i corpi del senatore Riccardo Gigante e di altri militari e civili italiani, in tutto 7-9 persone (non si conosce il numero esatto). Ha dato i risultati attesi la campagna di ricerca ed eventuale recupero di resti mortali, appena conclusa nel bosco della Loza, a Castua.

Dunque, le indagini svolte da Amleto Ballarini, all’epoca presidente della Società di Studi Fiumani, che nel 1992 era stato in grado di definire il presunto luogo dei tragici fatti del 4 maggio 1945, erano esatte. Ballarini e la Società di cui oggi è presidente emerito, in collaborazione anche con l’Istituto croato per la storia, hanno svolto un importante lavoro sulle vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni tra il 1939 e il 1947.

Il ruolo del parroco

Su Castua, ricordiamo, fondamentale è stata la mediazione del parroco locale, don Franjo Jur?evi?, che 35 anni fa raccolse le testimonianze di tre persone della cittadina, resegli separatamente e ignare l’una dell’altra. Le loro storie combaciavano sia sulla versione dei fatti che sul posto dell’esecuzione sommaria dei civili e militari italiani, a circa 1 chilometro di distanza dal complesso della Crekvina, sul sentiero che porta al bosco della Loza. A circa 2-3 metri di profondità, sono stati ritrovati teschi e ossa umane – si suppone di 8 persone –, nonché alcuni oggetti personali, come tre pettini, un gemello da polso e un bocchino.
Come riportato sul sito del Ministero italiano della Difesa, attualmente lo stato di conservazione dei reperti non consente di individuare il numero dei caduti né di identificarli. Si saprà di più dopo gli accertamenti medico legali e “approfondimenti storici condotti dagli organi istituzionalmente preposti e che inevitabilmente influenzano tempi e modalità dell’eventuale riconoscimento”.

Circoscritta l’area

Come già da noi riportato, il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti ha avviato una campagna di ricerca ed eventuale recupero di resti mortali di caduti di guerra italiani a seguito di una segnalazione della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati e sulla base degli studi, nonché delle sollecitazioni e richieste della Società degli Studi Fiumani a Roma; una battaglia portata avanti per oltre vent’anni nei confronti sia delle istituzioni italiane che di quelle croate. L’area dell’ipotizzato accadimento è stata inizialmente circoscritta grazie alla pregevole collaborazione del personale del Ministero dei Difensori croati, con il supporto del Consolato generale d’Italia a Fiume.

Cooperazione istituzionale

L’iniziativa si inserisce compiutamente nel proficuo quadro della collaborazione istituzionale tra il Ministero della Difesa italiano, nella figura del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti, e il Ministero dei Difensori Croati, che sta consentendo una sinergica attività del personale degli organi istituzionalmente preposti di entrambi i Paesi e un efficace lavoro di ricerca sul campo.
“Il recupero e la sistemazione dei resti mortali dei caduti italiani sono, sin dalla costituzione dell’ente nel 1919, una delle attività prioritarie del Commissariato Generale che continua incessantemente per riportare in Patria e restituire alle famiglie i loro cari, assicurandone una degna sepoltura”, si legge nella nota del Ministero della Difesa.

La valutazione di Palminteri

“Nonostante si tratti di un accadimento tragico, sono contento perché da un lato è stato compiuto un passo avanti verso un gesto di umana pietà, che consentirà di dare finalmente sepoltura ai caduti – ci dichiara il Console generale Paolo Palminteri, che segue la vicenda dal 2008, quando lavorava ancora all’Ambasciata a Zagabria, e che è stato presente durante tutti i sopralluoghi e gli scavi –, dall’altro lato perché è il segnale di una nuova qualità nei rapporti bilaterali tra Italia e Croazia”. Infatti, tutte le autorizzazioni da parte delle autorità croate sono arrivate in tempi da primato. Si tratta di un atteggiamento e di un clima che potrebbero aprire a nuove iniziative, in altre località, come ad esempio ad Ossero, dove furono catturati e uccisi gli uomini della X MAS, i cuoi corpi furono poi sotterrati in un terreno di proprietà della chiesa.

Ora l’identificazione

I reperti sono al momento depositati presso il Consolato generale d’Italia, che ha coordinato i lavori, in attesa che se ne occupi, per quanto riguarda la ricomposizione e l’identificazione, l’anatomopatologo polese Valter Stemberga, il CSI fiumano, ossia il titolare dell’Istituto di medicina legale e criminologia della Facoltà di Medicina. In futuro si dovrà decidere anche del collocamento dei resti mortali e degli oggetti rinvenuti. “Sarebbe bello, prima che i resti rientrino in Italia, organizzare a Castua una cerimonia – propone Palminteri –, una messa commemorativa a settembre, con la partecipazione di Onorcaduti, della Società di Studi Fiumani, di Ballarini e della Comunità degli Italiani, che si sono impegnati tutti per arrivare a questi risultati”.

La Voce del Popolo, 10 luglio 2018