Crisi, la Slovenia si affida al fondo salva-banche

Scritto da Franco Babich, «Il Piccolo», 20/07/12
venerdì 20 luglio 2012
LUBIANA – La Slovenia si appresta a varare un fondo statale per ripulire i bilanci delle banche dalle perdite e allentare in questo modo la stretta del credito per dare ossigeno alle imprese. Il provvedimento doveva essere varato oggi dal Parlamento, ma il voto è stato rinviato. La nuova “Holding statale slovena”, così come è stata concepita dal governo, non avrebbe infatti soltanto la funzione di “bad bank”, con il compito dunque di assorbire i crediti tossici e difficilmente esigibili delle banche a partecipazione statale, ma sarebbe incaricata di gestire tutte le proprietà statali – un patrimonio di oltre 11 miliardi di euro – e molti in Slovenia sono preoccupati delle possibili conseguenze di questa fusione tra i crediti fortemente a rischio delle banche e le proprietà sane, quelle che non hanno mai smesso di dare frutti. I più decisi oppositori alla costituzione della nuova holding sono i sindacati. Mettere insieme i crediti “tossici” delle banche con le proprietà che invece rendono, sostengono in coro i rappresentanti sindacali, significa confondere le cose e dimenticare quale sia la funzione delle Partecipazioni statali, dalle quali dipende in buona parte anche il bilancio delle casse pensionistiche.
Bisogna distinguere le due cose e fare come in Germania; sì a una “bad bank” ma tenerla separata dalla holding che deve occuparsi del patrimonio dello Stato. Anche i partiti dell’opposizione sono contrari alla costituzione della “Holding statale slovena”. Il governo, sostengono, dovrebbe muoversi con più cautela e meno fretta, visto che si tratta di cambiare le modalità di gestione di un patrimonio tutt’ altro che indifferente. Inoltre, a giudizio dei socialdemocratici, la nuova holding rischia di diventare semplicemente uno strumento del governo per assumere il controllo di tutte le Partecipazioni statali, attualmente gestite da enti e fondi diversi, e non sempre così strettamente controllati dalla politica. Per il premier Janez Jansa, invece, dal momento in cui sarà costituita la nuova holding, la Slovenia avrà in mano uno strumento con il quale pulire i bilanci delle banche senza pesare direttamente sui contribuenti. «E in futuro – sostiene il premier – la quota statale di proprietà nelle banche va ridotta a non più del 25%». Sono infatti proprio le banche a forte partecipazione statale, come la Nova Ljubljanska Banka, quelle che hanno i problemi più grossi, con i crediti difficilmente esigibili. I cittadini sloveni potranno accettare il sanamento delle banche con il loro denaro, è convinto Jansa, soltanto se saranno definite le responsabilità di chi ha concesso crediti alle imprese e società che oggi non sono più in grado di restituirli.
Per risolvere i problemi del sistema bancario sloveno, così come della spesa pubblica, a giudizio del capo del governo sloveno, è necessario inoltre inserire quanto prima nella Costituzione slovena la “regola d’oro” sull’equilibrio di bilancio. In questo momento, però, su questo punto manca la maggioranza qualificata di due terzi dei deputati. Dello stato di salute del sistema bancario nazionale ha parlato nei giorni scorsi in Parlamento, a porte chiuse, il governatore della Banca di Slovenia Marko Kranjec. «La situazione non è buona e sta peggiorando ormai da alcuni anni ma ora è stabile» ha riassunto Kranjec il suo intervento. Alla domanda dei giornalisti sull’ammontare dei crediti difficilmente esigibili, il governatore è stato evasivo. «Dipende – ha risposto – di quali crediti parliamo, se quelli alle imprese, alle altre istituzioni finanziarie, ai cittadini: sarà la politica a decidere come ripulire i bilanci delle banche».