Dipiazza, trasferta a Lubiana per appoggiare il sindaco di sinistra

Scritto da Silvio Maranzana, «Il Piccolo», 04/09/10
LUBIANA – Metti una sera a Lubiana il sindaco Roberto Dipiazza salire su un palco del centro storico davanti a centinaia di sloveni che lo applaudono, salutare in sloveno, fare campagna elettorale a favore del suo omologo Zoran Jankovic che ricandida sostenuto anche dai comunisti contro i suoi avversari di centrodestra, e affermare che «nel 1920 con l’assalto delle squadracce fasciste al Narodni Dom di Trieste sono incominciate in Italia le persecuzioni contro gli sloveni». Tutto vero. Le sei ore che passeranno alla storia sono quelle comprese tra le diciotto e la mezzanotte di giovedì 2 settembre. C’è qualche assessore triestino a fianco del sindaco? Nessuno, ma nella trasferta lo spalleggiano, invitati, due politici dell’opposizione: i consiglieri comunali Igor Svab dell’Unione slovena che fa parte del gruppo del Pd e Emiliano Edera della Lista Primo Rovis. La festa è per l’inaugurazione della Casa della cultura dedicata a Primoz Trubar, teologo riformatore sloveno vissuto anche a Trieste, ma si svolge all’aperto in quel centro storico zeppo a ogni angolo di happening culturali e performance, e dove ogni sera si riversano per la movida cinquemila giovani. A centinaia sono attorno al palco allestito per l’occasione e su cui sventolano le bandiere biancorossoblù con il Triglav della Slovenia, biancoverde con il drago di Lubiana e blu stellata dell’Unione europea. In prima fila ad assistere anche l’ambasciatore italiano a Lubiana Alessandro Pietromarchi.
Sono le sette e mezza e sta cominciando a far buio quando Dipiazza viene chiamato sul palco e saluta tutti in sloveno. «Il 13 luglio a Trieste con la presenza dei tre presidenti della Repubblica – racconta tradotto simultaneamento – abbiamo vissuto un evento straordinario. Assieme c’erano 400 ragazzi italiani, sloveni e croati ed era commovente il fatto che gli uni cantassero l’inno nazionale degli altri. È questa la nuova Europa. Un altro 13 luglio, quello del 1920, quando il Narodni Dom di Trieste venne incendiato dalle squadracce fasciste, incominciarono le persecuzioni nei confronti degli sloveni. Ma il Novecento e le sue tragedie noi lo abbiamo seppellito». Applausi scroscianti.
Chiude i discorsi il sindaco di Lubiana Zoran Jankovic. «È un grande onore per me avere qui il collega Roberto Dipiazza – afferma – all’inizio i miei mi avevano avvisato: sta attento perché è di un altro colore politico. Ma ho trovato una persona incredibilmente aperta. E allora abbiamo cominciato una serie di collaborazioni tra le due città. Forse per completare al cento per cento l’opera di riconciliazione anche a Trieste potrebbe essere recitato in pubblico il romanzo Necropoli di Boris Pahor».
Non è certo l’effetto del paio di bicchieri di Malvasia bevuti che farà confessare qualche ora dopo a Dipiazza al termine della cena al ristorante “da Tatjana”: «Amicizie così salde e collaborazioni così proficue con i Paesi vicini non si creano certamente con una cena, ma sono frutto di anni di lavoro. Il mio timore è che il prossimo sindaco di Trieste, che comunque sarà certamente del Pdl, non voglia o non possa continuare questa politica di apertura. Ma se tenterà di tornare indietro, la città dovrebbe ribellarsi». Non più tardi del 13 luglio appunto nessun esponente di estrazione aennina, a incominciare dal sottosegretario Roberto Menia, ha voluto partecipare all’incontro triestino dei tre Presidenti giudicando insoddisfacente il doppio omaggio alla memoria che ha coinvolto oltre al Balkan, il cippo che in Piazza Libertà ricorda l’esodo degli italiani da Istria, Fiume e Dalmazia. La missione di Dipiazza a Lubiana è invece avvenuta soltanto ventiquattro ore più tardi la firma posta in municipio a Trieste assieme a un altro sindaco di centrosinistra, quello croato della città di Fiume Vojko Obersnel, sotto la lettera d’intenti che porterà tra un paio di mesi Trieste a siglare un patto di collaborazione anche con il capoluogo del Quarnero.