Gli scampi del Quarnero spediti a Trieste

Scritto da Andrea Marsanich, «Il Piccolo», 05/03/12
lunedì 05 marzo 2012
FIUME – È questione di poche settimane la firma dell’accordo di collaborazione tra la Borsa del Pesce di Fiume (Veletrznica Ribe Rijeka in croato) e il Mercato ittico di Trieste, intesa che dovrebbe rappresentare l’ancora di salvezza per l’azienda quarnerina. Oltre a dover fare i conti con un inizio d’anno parecchio povero in quanto a compravendita di pesci, molluschi e crostacei, il mercato ittico fiumano è stato per lungo tempo alle prese con problemi derivanti dal mancato pagamento della merce. La direttrice della Borsa, Dolores Margan Kastrapeli, ha dovuto sporgere l’anno scorso denuncia contro due commercianti italiani, debitori rispettivamente di 130 e 90 mila kune (17,2 e 11,9 mila euro), e contro un loro collega sloveno, che ha esposizioni per 190 mila kune, circa 25 mila e 100 euro. «Sono stata persino fatta segno di minacce da parte dei maggiori debitori, cosicché ho dovuto rivolgermi alla polizia – è quanto rilevato dalla Margan Kastrapeli – ma posso confermare che il commerciante italiano Marco Carbone ha ripianato il debito, versando 90 mila kune».
Dallo scorso settembre la direttrice di Veletrznica Ribe ha vietato qualsiasi operazione con grossisti stranieri e croati, come pure con ristoratori istriani e quarnerini, che abbiano spettanze nei riguardi dell’ azienda fiumana, nata cinque anni fa su iniziativa dello Stato croato in cooperazione con enti italiani. Proprio per risollevare le sorti del mercato ittico (il primo del genere in Croazia) è stato deciso di fissare la collaborazione con la Borsa del Pesce triestina. «I colleghi triestini – così la Margan Kastrapeli – pagheranno subito quanto acquistato, piazzando poi i nostri prodotti in Italia , come pure in diversi altri Paesi dell’Unione europea». Sarà un affare per entrambe le parti: permetterà ai fiumani di lavorare in condizioni di maggiore sicurezza e serenità, con entrate sicure e costanti, mentre i triestini avranno a disposizione prodotti di qualità e a prezzi non proibitivi. Le acciughe, ad esempio, che da queste parti chiamano sardoni o mincioni, vengono venduti agli italiani al prezzo di un euro e 20 centesimi al chilo. In Italia il prezzo delle acciughe viene anche decuplicato. Per un chilo di scampi del Quarnero i grossisti italiani pagano un massimo di 20 euro che poi nelle pescherie italiane raggiunge prezzi anche da capogiro. Dicevamo dei mesi di gennaio e febbraio non esaltanti per la Borsa del Pesce fiumana: ha movimentato 3 tonnellate per un valore di 14 mila euro. L’anno scorso la compravendita aveva riguardato invece 18 tonnellate e 76 mila euro.