«La mafia bancaria» di Domagoj Margetic

Scritto da Biljana Vukicevic

Il nuovo libro del giornalista croato Domagoj Margetic, dal titolo La mafia bancaria, descrive in maniera molto dettagliata i coinvolgimenti della élite politica croata con il crimine organizzato, e lo stesso settore bancario. Sia le banche locali che quelle internazionali che operano nei Balcani, sono riuscite a creare delle strutture intoccabili che, da anni, senza nessun ostacolo, dirigono «la politica finanziaria». Esposto molte volte a minacce e attacchi da parte di funzionari o agenti croati, Domagoj Margetic è riuscito, dopo tanto tempo, a pubblicare il suo libro in cui dimostra i fatti sulla base di documenti riservati, raccolti durante la sua lunghissima ricerca investigativa. Con questo libro, Margetic svela il ruolo dei politici croati nella catena della criminalità organizzata internazionale.

Il suo libro, La mafia bancaria, è stato finalmente pubblicato e poi presentato, lo scorso 26 giugno a Zagabria, dopo anni di ostruzionismo da parte dei poteri politici. Quali problemi ha affrontato durante la stesura di questo libro?

Il mio libro doveva essere pubblicato molto tempo fa. Nel frattempo, durante il mio lavoro e la ricerca da me condotta, in prima persona, sono stato contattato da varie persone. Il primo a chiamarmi è stato il Ministro della Salute, Andria Hebrang, nonché deputato presso il Parlamento croato, il quale minacciandomi ha detto: «Se pubblichi il tuo libro ti schiacciamo come un verme». Dopo questa aperta minaccia mi sono rivolto alla polizia, la quale ha affermato che, da parte sua, non poteva fare nulla né avanzare accuse contro Hebrang, protetto dall’immunità parlamentare. La seconda minaccia è giunta dal Ministro delle Finanze, Ivan Suker, che mi ha avvisato che, se avessi pubblicato alcuni documenti, avrebbe fatto licenziare mia madre, che lavorava proprio presso il Ministero delle Finanze. Poco dopo la minaccia verbale, mia madre è stata licenziata dal suo lavoro, con la motivazione che aveva già raggiunto l’età pensionabile. Come nel caso di Hebrang, anche Suker è protetto da immunità, tale che la polizia non ha potuto comunque fare nulla. Sembra che in tutti i casi che vedono un certo coinvolgimento della criminalità organizzata in Croazia, vi sono sempre personaggi protetti da “immunità”. Il problema reale è che, durante le mie ricerche, sono riuscito a trovare i collegamenti tra il Governo croato e la criminalità organizzata. Sono dati e documenti che il Governo croato ha definito come “top secret”. Proprio per questo mi hanno “avvisato” di smettere con il mio lavoro e le mie ricerche.

Dopo che il libro è stato pubblicato, sono continuate le pressioni?

In certo senso posso dire di sì. Nel libro, in un modo molto dettagliato e sulla base dei documenti reali, vi sono dei dati che confermano il coinvolgimento di vari politici croati di alto livello, nonché di banche locali e banche internazionali, nella criminalità organizzata, tra cui Hypo Bank, come principale regista dei trasferimenti illegali di denaro e titoli.

Per quali scopi sono stati usati quei mezzi finanziari?

La storia continua così. Una parte dei soldi che arrivano dai bilanci delle tasse dei cittadini ,nonchè dalle rimesse degli immigrati croati per il partito HDZ, sono stati usati per l’acquisto delle armi. Tutta l’operazione è stata condotta dal Ministro nel periodo della guerra, Franjo Greguric. In questo modo, è stato fatto un riciclaggio dei soldi di tutte le attività criminali. Una parte di questi soldi sono stati usati anche per i trasferimenti del materiale nucleare, che attraversava la Croazia e percorreva poi una lunga strada in Europa ed in altri Paesi. La maggior parte di quei soldi sono stati versati sui conti segreti bancari nella Hypo Bank a Klagenfurt, in Austria. Con l’accordo raggiunto tra Hypo Bank e i mandatari croati, i soldi versati su conti correnti cifrati, sono stati immessi sul mercato come finanziamenti in Croazia. Quando è stata fondata la Hypo Alpe Adria Bank, queste transazioni venivano fatte tramite la Hypo Bank in Croazia, con la condizione che i soldi dovevano essere reinvestiti in vari progetti nella zona dei Balcani.

Nel suo libro, ed in varie occasioni, lei ha sottolineato che questi soldi sono stati usati anche per attività terroristiche. Di che tipo di terrorismo si tratta e quali sono i gruppi terroristici coinvolti?

La falsificazione dei bilanci bancari delle banche croate è stata fatta in maniera contemporanea al riciclaggio di denaro per i terroristi, tale che si può affermare che la criminalità delle banche croate e il Governo croato costituiscono un grande pericolo per il sistema di sicurezza dei Paesi occidentali. La gente non si rende conto che l’11 settembre doveva avvenire molto tempo prima a Washington, con un attacco biologico. Un attacco che era stato organizzato da parte dello sceicco wahabita Mohamed Ali Hasan Moayad, che è stato finanziato con il denaro riciclato dalla Zagrebacka banka, che aveva come regista Franjo Lukovic. Si trattava di una cifra di oltre 900 milioni di dollari. È plausibile che, sia Lukovic sia l’élite politica, a quel punto, non sapevano che quei soldi erano destinati ai terroristi. D’altronde, a loro questo sicuramente non interessava, perché avevano a cuore solo una buona provvigione per se stessi, ad affare concluso.

La criminalità organizzata e il traffico di droga sono strettamente correlati con il cosiddetto clan Osmani, il quale poi vanta una stretta relazione con i vertici politici, quali sopratutto il Presidente Mesic. Secondo lei, anche loro hanno influenzato e spinto Ivo Sanader alle dimissioni e al suo allontanamento dalla vita politica?

Il coinvolgimento del clan Osmani, come simbolo della criminalità organizzata, e i vertici politici, tra cui lo stesso Presidente Mesic, dimostra tante cose. Una delle ultime prove è, ovviamente, la decisione di Sanader di rassegnare le dimissioni . Sulla base delle informazioni ricevute da parte di una fonte presso i servizi segreti croati ( anche se all’inizio mi sembrava incredibile come storia) mi è stato confermato che sono state intercettate le telefonate tra i membri del clan Osmani, nelle quali si parlava di un attentato nei confronti di Sanader e i membri della sua famiglia. Questa informazione, l’ho collegata per caso con le mie ricerche, quando in un ristorante a Zagabria ho visto uno dei familiari del clan Osmani, Baskim Osmani , un personaggio che abita tra Amburgo e il Kosovo, ma che stava a Zagabria proprio nel periodo in cui si stava preparando il clan Osmani. Quando ho sentito delle dimissioni di Sanader, ho capito che la mia fonte aveva ragione. Quello che ci interessa tanto è il cosiddetto “effetto domino” della Hypo Bank, che ha avuto un riverbero anche sui sistemi giudiziari di Germania, Austria, Svizzera e Italia. Il mio libro, infatti, è stato pubblicato in un periodo molto delicato per il funzionamento e la riforma dei sistemi giudiziari di questi Paesi.
Le banche di Germania e Svizzera sono state scosse dalla crisi economica internazionale nel settore bancario, e anche dai loro stessi fallimenti finanziari. Le istituzioni bancarie, per i regolamenti nel settore bancario in Germania e Svizzera non potranno più permettere che le banche lavorino al di là di legislazioni già prestabilite, perchè sono già state oggetto di molti scandali per le operazioni illecite poste in essere da alcune banche.

Quali conseguenze potrà avere tutto ciò?

Tengo a precisare una cosa, in Svizzera, Austria e Germania, proprio ora si svolgono vari processi, proposti dalle procure, che dimostrano come nella Repubblica di Croazia esiste la cosiddetta “anomia”, ossia una situazione in cui lo Stato non accetta e non riconosce le sue leggi approvate, in quanto i vertici politici sono coinvolti nella criminalità, e le istituzioni non rispettano i propri obblighi. Vorrei sottolineare che le istituzioni giuridiche, e poi la stessa Banca popolare croata e l’Agenzia per i titoli mobiliari HANFA, sono coinvolte in fenomeni di criminalità e questo dimostra che le loro dirigenze ignorano molte delle richieste di controllo finanziario, perpetuando una continua falsificazione dei libri bancari e dei bilanci.

All’interno del suo libro, lei sottolinea che l’UE insisterà sui processi dei vari politici croati che sono stati coinvolti in casi di criminalità bancaria…

Sì, è vero. L’UE, già un paio di volte, ha avvertito la Croazia che il processo di integrazione europea di Zagabria è un crisi. Questo viene rilevato anche all’interno della relazione UE, diretta al pubblico croato ma che è stata nascosta da parte dell’ex Premier Sander, proprio nel periodo in cui doveva costruire il suo secondo Governo. La critica della Commissione Europea si riferisce al lavoro degli organi giuridici e alla riforma giudiziaria, ma anche al lavoro dei sistemi finanziari e bancari, che vengono visti come l’ostacolo all’integrazione croata nell’UE. I rappresentanti europei hanno messo gli occhi sull’indagine per corruzione fatta nei confronti della Hypo Alpe Adria, per la quale l’Austria ha consegnato tutti i documenti a sua disposizione. Sulla base di tali indagini, è stato concluso che le banche e le istituzioni finanziarie in Croazia vanno contro le regole emesse in recepimento della Direttiva 2000/12/CE del Parlamento europeo e del Consiglio UE il 20 marzo del 2000. La Commissione europea userà tutti i mezzi a sua disposizione per il caso della Croazia, come confermato dalla relazione di Commissione europea in sui si dice: «L’inefficace lotta contro il riciclaggio di denaro e i finanziamenti dei gruppi terroristici, sono fattori sempre più preoccupanti nel caso della Croazia».

Secondo lei, un regolamento giuridico e una lotta reale contro la criminalità organizzata in Croazia si potrebbe realizzare con le sole forze dei politici attuali, oppure si rende necessario un intervento da parte della Comunità internazionale?

Anche se tanti non vogliono dirlo, in Croazia è stata evitata la transizione, tale che le élite politiche al potere durante la guerra sono riuscite a rimanere nelle stesse posizioni, e le loro lotte contro il comunismo sono state solo una realtà di facciata. I loro servizi di propaganda hanno offerto alle istituzioni estere delle mistificazioni, usate poi per riuscire ad avere un certo prestigio finanziario a livello globale. Da qui nasce il fenomeno croato dei falsi in bilancio, che ha avuto un carattere internazionale, di cui le stesse élite politiche non ne sono ancora a conoscenza. Questa crisi provocherà tantissime dolorose rotture ed eversioni sulla scena politica in Croazia, cosa che in un certo senso potrebbe essere positiva, perché così indurrà la comunità internazionale ad impegnarsi per la lotta contro la criminalità locale. La Croazia, così, finalmente diventerà un normale paese europeo. Senza un intervento decisivo dalla parte della Comunità Internazionale questo non sarà possibile.

Fonte: Rinascita Balcanica, 22/07/09.