Lachi e lacuzzi dell’Albonese e della Valle d’Arsa

Scritto da Nadia Giugno Signorelli
lunedì 12 maggio 2014

Erano le 18.00 venerdì 8 maggio, alla Biblioteca Civica di Albona la sala era gremita di pubblico in attesa della presentazione del prezioso volume “Lachi e Lacuzzi dell’Albonese e della Valle d’Arsa raccolte d’acqua presenti ed estinte” di Claudio Pericin, con la collaborazione di Bruno Faraguna. Si respirava un’aria di avvenimento importante. Il monumentale volume fa parte della Collana degli Atti – Extra serie n. 8 – del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno. L’evento è stato organizzato dall’Unione Italiana, dall’Università Popolare di Trieste e dalla Comunità degli Italiani “Giuseppina Martinuzzi” di Albona. Tra il numeroso pubblico presente in sala, il Presidente dell’Università Popolare di Trieste Fabrizio Somma, il Presidente della Giunta Esecutiva dell’Unione Italiana Maurizio Tremul, la Presidente della locale Comunità degli Italiani Daniela Mohorovi?, i rappresentanti del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno Giovanni Radossi, Marino Budicin e Rino Cigui e il prof.

Pier Luigi Nimis, docente di Botanica Sistematica al Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi di Trieste che ha presentato il volume. “Quando mi hanno portato le bozze, io sono rimasto a bocca aperta, non soltanto per il volume del libro, ma per il contenuto che, secondo me, è più importante di quanto possa sembrare”, ha detto il prof. Nimis, affermando di aver imparato molto leggendo il libro che, ha voluto sottolineare, “è scritto benissimo, c’è un capitolo sulla biodiversità delle aree umide e il fondersi insieme della cultura scientifico-naturalistica con la cultura di tipo storico che si armonizzano perfettamente cosa che ha trasformato questo lavoro in una cosa unica per il quale gli stagni sono tesori di storia e biodiversità”. Per Marino Budicin, il volume è una raccolta che oltre a documentazione storica vuole essere un contributo allo studio dell’ecologia e la diversità di fauna e flora degli ambienti descritti e del loro patrimonio idrico-naturalistico e ripristina un patrimonio idrico ambientale, ferma sulle pagine un mondo che va scomparendo.

Fabrizio Somma ricorda che Pericin anche 15 anni prima, nel volume pubblicato sui fiori istriani aveva dimostrato la sua caparbietà e la forza nel descrivere dettagli, nella catalogazione di tutti i fiori le piante e le erbe d’Istria, ed ecco che ancora una volta l’autore ha concluso un grande lavoro principalmente con la sua forza e con l’aiuto del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno che rappresenta un centro di eccellenza, fondo fiduciario e bibliotecario del Consiglio d’Europa. Claudio Pericin parla ai presenti tenendo in mano i fogli che tremano e lasciano trasparire la sua grande emozione ma è minuzioso il suo racconto nei particolari che spiegano il suo percorso. Il lavoro parallelo della ricerca attiva dei lachi sul territorio e quella a tavolino, che gli ha fatto passare molto tempo negli archivi di stato di Pisino, Fiume, Trieste e Vienna. Alla fine non sono mancati i ringraziamenti a tutte le persone che lo hanno aiutato e alla sua famiglia. Concludo con le parole dell’autore:“I sistemi di raccolta dell’acqua nell’Albonese e nella Valle d’Arsa dovrebbero quanto prima essere dichiarati aree protette, sono una realtà trascurata, un patrimonio paesaggistico e culturale a rischio di… prosciugamento”.