L’Aja assolve Gotovina. Tripudio in Croazia

Scritto da Mauro Manzin, «Il Piccolo», 17/11/12
sabato 17 novembre 2012
TRIESTE – Per molti è un eroe, per altrettanti è un criminale, per il Tribunale internazionale dell’Aja per i crimini nell’ex Jugoslavia (Tpi) è innocente. La sentenza è stata emanata ieri mattina. Ed è inappellabile. Il generale croato Ante Gotovina e il generale Mladen Markac poco dopo le 10 erano uomini liberi. Coloro che hanno liberato la Croazia dal giogo serbo possono ora essere celebrati come salvatori della Patria senza macchie e senza timori. La cosiddetta Guerra patriottica (1991-1995) può essere consacrata come fondamento dell’indipendente Croazia. E l’isteria di piazza esplode a Zagabria. Piazza Ban Jelacic è un tripudio di bandiere con la scacchiera (šahovnice), donne impazzite che baciano la foto di Gotovina con in mano il rosario pregato tutta la notte per le sorti dell’eroe galeotto. «Dal cuore si è sollevato un sasso – afferma il premier socialdemocratico Zoran Milanovi„ – tutto è durato 17 anni ma quel che importa ora è che i due generali stanno tornando a casa, dai loro parenti. Questa decisione è significativa per tutta la Croazia anche se due giudici erano contrari all’assoluzione. Questo ci fa pensare a quanto sottile sia il confine tra il successo e la sconfitta, la verità e la bugia, il diritto e la colpa. È chiaro ora che all’Aja erano state rinchiuse due persone innocenti, ma questo non significa che la guerra non è stata cruenta e che non sono stati fatti degli errori. Ma di essi è responsabile lo Stato non Gotovina e Markac.
La Croazia pretenderà che quelli i quali hanno sbagliato cadano nelle mani della giustizia». E Milanovic ha ragione quando dice che questa sentenza è importante per la Croazia tutta. In un momento in cui il Paese è in difficoltà per l’ostilità di alcuni Stati europei, leggi Germania, Gran Bretagna e Slovenia, a ratificare il Trattato di adesione all’Ue il pronunciamento dell’Aja è come l’acqua fresca per un assetato. Essa sancisce il diritto di Zagabria di essersi difesa dall’aggressore serbo, pulisce la coscienza nazionale e, in un certo senso, anche quella europea, insomma una sentenza tra diritto e ragion di Stato, un altra prova, se ce ne fosse stato bisogno, che la storia la scrivono i vincitori. Non a caso l’ex premier Jadranka Kosor (Hdz) parla di una «giornata gloriosa per la Croazia». La sentenza per l’ex prima donna significa che «la Guerra patriottica era giusta, una guerra di difesa e di liberazione», significa che «avevamo il diritto di difendere la nostra terra e che i generali Gotovina e Markac sono stati quelli che hanno guidato il vittorioso esercito croato verso la libertà». Molto diplomatica la Commissione Ue, che ha «preso nota» della decisione sui due generali croati e ha espresso il suo «sostegno al lavoro» del Tpi. «Siamo vicini alle vittime e comprendiamo che ci vorrà tempo per rimarginare le ferite della guerra», ha affermato il portavoce del commissario Ue all’allargamento Stefan Fuele, invitando la Croazia a «continuare a guardare al futuro con lo spirito di tolleranza e riconciliazione che ha portato il Paese sulla soglia dell’appartenenza all’Ue».
E il presidente croato, Ivo Josipovic, che si è felicitato dell’assoluzione in appello degli ex generali recepisce il messaggio politico arrivato da Bruxelles e sottolinea tuttavia che la Croazia ha comunque il dovere e la responsabilità di esaminare al meglio tutto quello che è successo e di punire gli eventuali crimini. «La sentenza ha confermato tutto quello che noi abbiamo sempre creduto in Croazia – dice Josipovi„ – e cioè che i due generali Ante Gotovina e Mladen Marka„ sono innocenti, e che non si è trattato di un progetto criminale comune organizzato dalla dirigenza e dalle forze croate allo scopo di espellere i civili, i nostri concittadini di nazionalità serba». E lui, Gotovina, che a 16 anni si imbarcò come clandestino su una nave mercantile lasciando la Jugoslavia e che a 18 era già nella Legione straniera, gran donnaiolo e personaggio degno di un romanzo di le Carré, ieri mattina alla lettura della sentenza ha spalancato la bocca e sgranato gli occhi che si sono bagnati di pianto. Per il generale d’acciaio la prima smorfia di umanità sul volto impenetrabile. Ristagna però nell’aula il silenzioso dolore delle vittime degli eccidi, della pulizia etnica. Urla, ancora una volta, il silenzio degli innocenti.