Marina Cattaruzza e Orietta Moscarda sulla storiografia dell’esodo

Scritto da Bruno Crevato-Selvaggi

«Ventunesimo Secolo. Rivista di studi sulle transizioni», a. III, n. 16, giugno 2008.

La rivista di Rubbettino ha dedicato il numero a due temi principali, ognuno trattato con diversi contributi. Il primo tema riguarda i rapporti tra l’Italia e la Jugoslavia; il primo saggio, che è anche quello di più ampio respiro, è: Marina Cattaruzza, Orietta Moscarda, L’esodo istriano nella storiografia e nel dibattito pubblico in Italia, Slovenia e Croazia: 1991-2006.

In Italia il tema è stato affrontato per lo più da un punto di vista localistico e regionale; la storiografia nazionale si è occupata soprattutto del ruolo di Togliatti e del PCI, che ha sempre cercato di edulcorare la verità per non far risaltare la propria evidente subalternità all’Unione Sovietica. Peraltro la nuova generazione di storici (Pupo, Cattaruzza, Valdevit, Troha, Nemec, Ballinger), in contrapposizione con la precedente visione comunista che considerava le violenze una diretta conseguenza della politica fascista, richiama l’attenzione sui provvedimenti rivoluzionari del movimento partigiano comunista; si utilizzano anche nuovi approcci, come la storia orale (Nemec) o la prospettiva antropologica (Ballinger).

In Slovenia vi è un rilievo particolare ai temi delle rivendicazioni territoriali slovene e del collaborazionismo e dei suoi atroci esiti alla fine della guerra. L’elaborazione di questo passato in Slovenia è opera d’intellettuali e della società civile più che degli storici.
In Croazia l’attenzione è più spostata ai rapporti con la Serbia; le associazioni partigiane istriane, inoltre, si oppongono fermamente ad ogni tentativo di rilettura delle vicende istriane, viste come diretta conseguenza delle repressioni fasciste. L’attivazione di corsi di storia alle università di Pola e di Fiume, però, assieme ai lavori del Centro di Rovigno, stanno risvegliando l’interesse per questi temi. Diversi storici che se ne sono occupati –marginalmente o centralmente – sono però ancorati a posizioni ormai consolidate (per non parlare di quelle francamente risibili).

Nell’attuale dibattito pubblico in Italia vi sono stati sviluppi recenti, anche a seguito dell’istituzione del Giorno del ricordo, che ha causato un certo nervosismo oltrefrontiera; duro il discorso del presidente Napolitano del 2007. Un punto di svolta è stato l’uscita del volume di Raoul Pupo Il Lungo esodo, nel 2005, che per la prima volta presentava l’esodo istriano come il culmine di un fenomeno di più lungo respiro. Così come – aggiungo io – l’uscita nel 2007 de L’Italia e il confine orientale, di Marina Cattaruzza, che ha ricollocato gli eventi nell’ambito pieno della storia nazionale.

Le conclusioni delle autrici non sono però confortanti. Al di là delle rare ed apprezzabili iniziative presentate, la pubblicistica nei tre Stati, ancora fortemente politicizzata, pare incapace di aprirsi ai nuovi risultati della ricerca e rimane acriticamente ancorata ai vecchi schemi interpretativi nazionali.

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