Parenzo, emersi i resti di una casa romana e un mosaico pavimentale

Da alcuni anni a Palazzo Sincich, sede del Museo del territorio parentino, si stanno portando avanti i lavori di rinnovo. Con il sostegno della Città, della Regione Veneto e del Ministero della Cultura e dei Media della Repubblica di Croazia, si sono avuti interventi al tetto e alla pavimentazione, mentre in autunno inizieranno i lavori alle facciate.

Gli interventi al pianterreno sono stati preceduti da un sondaggio archeologico grazie al quale sono emersi i resti di una domus o casa romana e un mosaico pavimentale. Questi rinvenimenti ci sono stati presentati da Gaetano Ben?i?, curatore del Museo del territorio parentino.

“Nel 2015 sono iniziati i lavori di restauro di Palazzo Sincich, con i fondi della Regione Veneto e della Città di Parenzo (a cui quest’anno si sono aggiunti quelli del Ministero della Cultura e dei Media della Repubblica di Croazia, nda). Bisognava iniziare consolidando le fondamenta. Per questo nel pianoterra è stato possibile fare anche uno scavo archeologico. Sapevamo già che Palazzo Sincich, barocco, poggia su edifici più antichi. Avevamo fatto un intervento archeologico e stratigrafico con molta attenzione, il che ci ha consentito di far emergere le varie fasi evolutive della città, di età moderna, tardomedievale, basso medievale, altomedievale, fino alle ricche fasi tardoantiche e ci siamo fermati a una pavimentazione del I e II secolo, che apparteneva a una casa romana. Si sapeva che in questa zona ci poteva essere una casa romana. L’edificio è affacciato sul Decumano, o meglio sull’incrocio tra il Cardo e il Decumano. Perciò c’era da aspettarsi che venga fuori una casa d’età romana, una domus cittadina. E abbiamo avuto la fortuna di trovare questa stanza con mosaico, forse era il triclinio, ma non è detto. Aveva davanti il vestibolo che si affacciava sul Decumano e un mosaico con un emblema in mezzo, o uno pseudo emblema, non essendo di tipo inserito, dunque un motivo figurativo, e intorno c’era un riquadro geometrico con tessere bianche e nere. E questo lo si può datare tra il I e il II secolo”, ha detto Ben?i?, confermando che c’era anche una fascia fatta con tessere più grandi, di terracotta, il che indica un modo di fare abbastanza tipico per l’edilizia romana nella Venetia et Histria, ci sono molti esempi di case mosaico o fatte così in città. Il livello della casa era di un lusso discreto, non doveva trattarsi di una domus lussuosissima, ma comunque “si notano tutti gli elementi di una casa urbana”.

La stratificazione evolutiva
“Abbiamo trovato anche pezzettini di marmo che dovevano appartenere alla casa, che si estendeva su di una superficie molto più grande di quanto noi abbiamo potuto scavare. Probabilmente tutto l’angolo era un’insula abitativa, che avrà avuto tutta dei vani, com’è stato appurato per altre insule della città. Come le altre, anche questa aveva i vani affacciati sulle strade. Tutte poi avevano dei piccoli cortili interni, con pozzi e altro. Noi questa parte degli interni non l’abbiamo trovata. Quando è iniziata la sua decadenza e quando non è stata più utilizzata, sono giunti altri momenti nella storia dell’insula e della città in generale. C’erano delle fasi di abbandono, poi quella delle tettoie, dove si svolgevano varie attività artigianali. Tra il V secolo e forse gli inizi del VI ci fu una grande ricostruzione tardoantica, in cui si usarono mattoni quadrati di bella forma, con cui si ricoprì, in pratica, tutto il vano, ma anche il vestibolo. E dallo scavo, essendo questi rimasto aperto e conservato, si può notare molto bene la sovrapposizione delle varie pavimentazioni, fino ad arrivare a una casa altomedievale che poggia su un selciato di mattonelle. Vicino c’era anche una tomba”, ha affermato il nostro interlocutore, a detta del quale, tutto ciò è già visitabile, conservato e pulito.
“Il mosaico sarà ancora restaurato nel tempo, ma comunque chi viene al Museo può già ora, nell’atrio, visitare queste strutture, che saranno presentate al pubblico entro la fine dell’anno con modalità che seguono un po’ le tendenze delle presentazioni museali contemporanee, con l’uso di proiettori che sono stati già acquistati e installati, per la riproduzione di immagini, video, luci e suoni sugli strati, per cui il visitatore sarà accompagnato a conoscere la stratificazione evolutiva della città attraverso delle mutazioni di luce e di suono, che lo aiuteranno a comprendere meglio tutte queste fasi che vanno dall’età romana, dal momento della fondazione praticamente della città, fino all’età barocca o, se vogliamo, anche ai giorni nostri”, ha concluso Ben?i?.

Denis Visintin
Fonte: La Voce del Popolo – 26/08/2022