Stop della Farnesina allo smantellamento dei consolati italiani

Scritto da Stefano Giantin, «Il Piccolo», 11/12/11
domenica 11 dicembre 2011
TRIESTE – E alla fine, dopo la bagarre, i consolati rimarranno aperti. Almeno per il momento. In seguito alla diffusione della notizia della chiusura del consolato generale d’Italia a Capodistria e del consolato a Spalato, la Farnesina ha deciso di cambiare rotta. In una nota diramata dal ministero, si legge che il neoministro degli Esteri, Giulio Terzi, «ha disposto di congelare l’adozione di qualsiasi misura» di chiusura di uffici consolari e culturali all’estero. Per la Farnesina, sarà necessario, prima di tagliare i consolati, aspettare che in Parlamento «sia presentato e discusso un complessivo piano di revisione della spesa e delle risorse (spending review) dell’amministrazione degli Affari Esteri».
La decisione di chiudere i consolati di Capodistria e Spalato aveva provocato risentite proteste da parte della minoranza italiana in Slovenia e Croazia. Quello di Capodistria, in particolare, per gli italiani dell’Istria è sempre stato qualcosa di più di un semplice ufficio amministrativo, dato che aveva rappresentato, soprattutto prima dell’indipendenza di Lubiana e Zagabria, «un riferimento per tutti gli italiani nell’ex Jugoslavia», aveva affermato Maurizio Tremul, presidente della giunta esecutiva dell’Unione italiana. Rimane ora da vedere quali risoluzioni verranno prese a proposito dei consolati nella nuova “spending review”.
Di certo, lascia acceso un barlume d’ottimismo la dichiarazione fatta da Terzi durante la sua audizione davanti alle commissioni parlamentari responsabili degli affari esteri, il 30 novembre. Il ministro, parlando degli italiani all’estero, ha ribadito che questo «è un tema particolarmente difficile al momento. In una struttura finanziaria dove il 60% delle risorse riguarda spese fisse (logistiche, affitti, personale) e il restante 40 costi che possono essere compressi, la compressione di bilancio da 2 a 1,8 miliardi di euro va drammaticamente a cadere su questo 40%. La proiezione del danno che subiamo nelle nazioni estere è esponenziale». Ma, ha aggiunto il ministro, «la nostra presenza nel mondo, anche attraverso la struttura diplomatica e consolare, resta sicuramente una priorità elevata».