Via dall’Istria per rifarsi una nuova vita

Scritto da Pietro Spirito, «Il Piccolo», 21/02/14
venerdì 21 febbraio 2014

Non solo esodo. Quando si pensa alle migrazioni dalla penisola istriana il pensiero corre automaticamente alla diaspora del secondo dopoguerra. In realtà – come del resto è avvenuto per molte regioni d’Europa – il fenomeno migratorio dall’Istria fu di ben più ampia portata, e abbraccia ampi periodi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, tempo in cui migliaia di istriani, sia italiani che slavi, abbandonarono le loro terre e le loro case in cerca di un futuro economico migliore o – come nel caso del Ventennio fascista – di aria più salubre. È un capitolo di storia finora poco indagato, pur essendo strettamente allacciato alle sorti dell’Europa centro orientale, nonché in grado di aprire prospettive per certi versi inedite sulla storia contemporanea di queste terre inquiete.

A colmare la lacuna ci ha pensato Javier P. Grossutti, argentino di nascita, esperto di emigrazione friulana, collaboratore delle Università di Trieste, Trento e Udine, che affronta l’argomento nel libro “Via dall’Istria – L’emigrazione istriana dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi anni Quaranta del Novecento” (Ed. Università popolare di Trieste e Unione Italiana di Fiume, pagg. 271, s.i.p., con cd allegato).

Il volume sarà presentato oggi, alle 17, nella sede dall’Università Popolare di Trieste, in Piazza Ponterosso 6, a cura di Aldo Flego e alla presenza dell’autore. Grossuti è uno dei quei ricercatori capaci di passare dal particolare all’universale con estrema facilità, così che il suo studio diventa un lungo racconto in cui, sullo sfondo dei mutamenti politici, economici e sociali dell’Istria a cavallo di due secoli, si intrecciano storie, volti, nomi. Anzi, l’attenzione dell’autore per i singoli destini è tale che nel cd allegato al volume troviamo – oltre al libro in pdf – uno straordinario archivio digitale in cui – fra l’altro – sfilano i nomi di tutti i migranti istriani con i dati anagrafici e l’anno e la destinazione dell’ emigrazione. La quale emigrazione seguì le più svariate direzioni: dagli Stati Uniti all’Argentina, dall’Egitto alla Francia e alla Jugoslavia. Tante le storie personali tratteggiate da Grossutti: marittimi che disertavano per rimanere nei porti esteri, albonesi nelle miniere della Pennsylvania, donne che seguivano la via tracciata dalle “Aleksandrine” in Egitto… Quasi un racconto corale, quindi, oltre che un saggio nele cui pagine, con rigore documentale, emerge il quadro composito di una terra che ha sempre pagato un alto prezzo ai capricci della Storia.