Tavola 8 del “DE SUMMA TOTIUS ORBIS”

6 L’Italia, IllirycVm, EpirVs, Graetia et Mare AEgeVmnella tavola 8 del “DE SUMMA TOTIUS ORBIS”
PIETRO COPPO, [1524]
Questo documento costituisce la tavola VIII nella De Summa Totius Orbis edita da Pietro Coppo tra il 1524 e il 1526 e conservata presso il Museo del Mare “Sergej Mašera” di Pirano. La tavola occupa i fogli 83 e 84 della Raccolta e comprende oltre alla penisola italiana con le sue isole anche la regione danubiana, la penisola balcanica con l’arcipelago egeo, la costa occidentale dell’Asia Minore, l’isola di Creta e il tratto settentrionale del litorale libico e tunisino. Il disegno cartografico è inquadrato da un rigo nero di circa mm 4 e in alto, all’esterno dello stesso, compaiono il titolo della carta ITALIA, ILLYRICVM, EPIRVS, GRAETIA ET MARE AEGEVM e la data di stampa IMPRESSA MDXXIIII. In basso, al centro, dentro la riquadratura, si legge il nome dell’autore PETRVS COPPVS FECIT. Presso la cornice, all’interno della raffigurazione, compaiono i simboli e le iniziali dei sei punti cardinali che permettono così di stabilire l’orientazione del documento, che è con il nord in alto.

Cartina

Tabella Toponimi

L’acquarellatura della tavola non è sempre uniforme come si può evincere soprattutto lungo la costa meridionale francese e genovese, nel bacino idrografico del Danubio e all’interno della penisola italiana. La rappresentazione si ricollega agli altri documenti eseguiti dal Coppo e più precisamente per l’Italia alla tavola 8 annessa al De toto Orbe bolognese. La linea di costa è caratterizzata dalle tipiche incisioni semilunari, più o meno accentuate nella raffigurazione dei golfi come appare per quello della Narenta o per le Bocche di Cattaro, di promontori e capi indicati dalla lettera “c” chiusa tra due punti, come ad esempio, .c. novo (Castelnuovo) subito a sud di Ragusa (Degrassi, 1924, pp. 319-373; Lago, 2002, pp. 270-271).

Il disegno, per quanto curato esso sia, non sempre riproduce con estrema fedeltà l’irregolare morfologia del litorale. Infatti, molte sono le imprecisioni che si rilevano osservando le minuscole dimensioni del Golfo del Drin, l’errata orientazione della penisola di Sabbioncello così come l’eccessiva ampiezza del vallone costiero di Cattaro. Ma il merito del Coppo consiste anche nell’aver saputo raffigurare correttamente la profonda ingolfatura del Canale della Morlacca, che nelle tavole del cimelio bolognese non è mai disegnata con precisione, l’irregolarità del tratto terminale del fiume ticius fl. (Krka), il promontorio di Puntadura a nord di Nona e quello di Punta della Planca a sud di sicum (Sebenico) e la stessa penisola di Zara.

Nel mare gli scogli sono individuati con delle piccole crocette mentre dei puntini segnalano i litorali sabbiosi. Troviamo presente la maggior parte delle isole dalmate più grandi: all’interno del Si[nus] F[l]anaticus le isole di Veglia, Cherso, Lussino, Arbe e Pago, prive di toponimo e approssimativamente raffigurate anche se è abbastanza corretta la loro posizione geografica; di fronte al litorale di Zara e Sebenico figura un arcipelago di piccole isole e scogli, tra le quali si distinguono le Coronate cioè le Isole Incoronate; dirimpetto le città di Traù (Tragurium) e Spalato ci sono le isole di Solta e Bua, rappresentate, però, senza nomenclatura, sono dislocate di fronte alle città di Tragurium (Traù) e Spalato; infine i nesonimi di Bracia (Brazza), lesina (Lesina), lisa (Lissa), curzola (Curzola), melita (Meleda), Agusta (Lagosta), lo scoglio di s. andreas (Sant’Andrea) e l’isola di agustini, subito a occidente di Lagosta, risultano infelicemente orientate e dimensionate (Lago, Rossit, 1984-1986, tav. VIII, pp. 193-238; Kozli?i?, 1995, pp. 65-70).

La rappresentazione orografica è raffigurata con il consueto sistema dei coni
affastellati evidenziati con il colore verde e si riconoscono dal toponimo Alpes, le Alpi che si snodano con continuità lungo tutta l’area balcanica, correndo quasi parallele alla linea di costa fino a dividersi nella regione macedone in corrispondenza dello Scardus m. in due rami, di cui uno si spinge sino al mar Nero, l’altro sino alla Grecia continentale. A parte qualche rara eccezione (cecius m, le Alpi Giulie; m. Albanus; m. niger; bebii montes,il Velebit; Scardus m.) l’orografia si presenta piuttosto confusa e priva di oronimi. A ridosso della catena delle Alpi Dinariche, a nord del coronimo LIBVRNIA compare, per la prima volta, una macchia verde denominata SILVA MODRVSE, che probabilmente sta ad indicare le grandi distese boschive che dalla Slovenia e si allungano sino alle spalle delle rilevanze del Velebit in Croazia. Da notare ancora che queste catene si scompongono lungo il versante dalmata in vari semicerchi forse indicanti i solchi vallivi da cui vengono fatti nascere diversi fiumi.

Si tratta dei corsi d’acqua quali il ticius fl. (Krka), che sfocia correttamente presso Scardona e Sebenico; il dalmesa fl. (Cetina) presso Spalato; il f. naro (Narenta), che defluisce nell’omonimo golfo e il f. drinus (Drin) che termina il suo corso nel Sinus Drinus presso Durazzo. Tra i fiumi costieri della Dalmazia manca soltanto lo Zermagna, mentre due piccoli corsi d’acqua, presso Antibari, rimangono sconosciuti. Sono riportati correttamente anche il Danubio (F. DANVBIVS), la Drava (F. drava) e la Sava (F. saua) assieme a tutti i loro tributari. Compare, inoltre, uno specchio lacustre, di cui il fiume Drin appare l’emissario, privo di toponimo ma che, comunque, potrebbe essere identificato col lago di Scutari, considerata la vicinanza dell’abitato di Scodra.

La presenza delle sedi umane è piuttosto scarsa e si concentra soprattutto lungo la fascia costiera, dove troviamo i centri più importanti di ladra (Zara), sicum (Sebenico), tragurium (Traù), Spalato, ragusium (Ragusa), Catarrus (Cattaro), Antibari (Antivari) e durachium (Durazzo), indicati con prospettini di colore rosso di varia grandezza. La nomenclatura è latina e latinizzata. In stampatello maiuscolo troviamo trascritte le denominazioni dei mari, quelle regionali (ISTRIA, LIBVRNIA, ILLIRIDES, DALMATIA, ALBANIA) oltre al nome di alcuni popoli antichi (SCORDISCI, PELAGONI) che consentono di intuire le caratteristiche storiche dell’insediamento. Lungo il corso del Danubio, in territorio magiaro, si notano due nomi scritti a penna (Strugoniu e buda regia) con una grafia identica a quella dell’autore del manoscritto. Probabilmente sono stati aggiunti in un momento successivo. [O.S.]