Dopo i mesi di neutralità, le trattative mediate dalla Germania con l’Austria-Ungheria per ottenere compensazioni territoriali, la firma del Patto di Londra con le potenze della Triplice Intesa e la denuncia della Triplice Alleanza, l’Italia entrava il 24 maggio 1915 in quella che i contemporanei chiamarono Grande guerra.
Essa sarebbe poi diventata Prima guerra mondiale, ma per gli irredentisti dall’una e dall’altra parte del confine italo-austriaco si trattò di una Quarta guerra d’indipendenza, necessaria per portare a compimento il percorso risorgimentale di riunificazione nazionale che si era interrotto quasi mezzo secolo prima.
Il collegamento con le precedenti vicende risorgimentali fu del resto rimarcato dallo stesso Re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia nel suo primo proclama alla truppe.
Soldati di terra e di mare!
L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata.
Seguendo l’esempio del mio Grande Avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare, con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina sapranno conseguire.
Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi.
Favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell’arte, egli vi opporrà tenace resistenza; ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarla.
Soldati !
A voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che la natura pose ai confini della Patria nostra.
A voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri.
[dal Gran Quartiere Generale, 24 maggio 1915]