Esame di Stato, il commento di Ballarin al tema su Magris

giovedì 20 giugno 2013
Pubblichiamo il commento di Antonio Ballarin (presidente nazionale ANVGD) sul tema presentato all’esame di Stato, maturità 2013.
Antonio Ballarin, presidente nazionale ANVGD.
Quando ho letto la traccia del testo mi sono sinceramente commosso. Ho pensato che è semplicemente meraviglioso ciò che è accaduto oggi con la scelta del brano di Magris come traccia di esame per la maturità. È dolce, commovente, carezza l’anima, per molti aspetti. Innanzitutto è meraviglioso pensare che i dirigenti del MIUR si siano posto davanti al dramma della scelta di un confine con così tanta delicatezza, sensibilità e profondità di analisi.
Al di là delle tesi a noi care, ora strattonate e sbandierate per una causa ed ora vituperate, insultate ed oltraggiosamente dileggiate per un’altra, chi ha scelto quel testo ha voluto far riflettere non solo gli studenti, ma commentatori, editorialisti, giornalisti ed opinione pubblica su quel sottile o sconvolgente tormento che sconquassa ancora oggi chi è figlio di una scelta: quella di stare da un lato di un confine. Non è cosa scontata una scelta. È drammatica. È tormentata. È sofferta. Qualcuno vorrebbe tornare sui propri passi ma non può più. Altri avrebbero voluto farla. Qualcuno reca rabbia, altri rancore, altri ancora ferite mai rimarginate nemmeno nelle generazioni seguenti.
Poi l’acutezza del testo fa riflettere sui pensieri di chi resta e di chi va. Sulla inconsistente logica di una bordo che non potrà mai limitare il senso di identità ed appartenenza, ma che lo sfregia, lo annulla e fa sì che altri, che non subiscono la divisione, reputino inesistenti i sentimenti di gente parte integrante di una Terra, costitutivi ad essa eppure sradicati a forza o a forza recintati nei propri luoghi, nei posti in cui l’anima trova la sua corrispondenza. Slavo, ‘talian’, venezian: che differenza fa se uno respira la stessa aria, si bagna nello stesso mare, calpesta le stesse pietre, si inginocchia sulle tombe comuni. La differenza è nella mente degli uomini ma mai nell’essenza delle cose.
Così il testo di Magris sollecita chi non ha vissuto la scelleratezza di una divisione e disprezza per ignoranza, inconsapevolmente, il dramma umano di chi resta e di chi parte. Fa intravedere una comune appartenenza a chi tale dramma lo ha vissuto e lo vive ancora oggi, incredibilmente, sulla propria pelle, conscio che solo il tempo, la pazienza, l’affetto, la comprensione, il desiderio di bene e di rinascita, l’amore sconfinato per la propria Terra, indipendentemente da una precaria linea di demarcazione, riuscirà a lenire ogni lacrima. Dobbiamo dire grazie ai dirigenti del MIUR per la loro scelta e grazie a chi ha scelto di trattare questi tema del 2013 che resterà nella storia. Grazie per aver guardato ad una vicenda che ancora oggi pone domande ed interrogativi su come rifondare un unico popolo, mai più asservito a logiche di divisone, a concetti che fanno solo male nel pensiero di chi guarda ad occidente e cerca un volto, di chi guarda ad oriente e cerca una casa, di chi tende la mano ad uno sconosciuto di là da un tratto sul terreno e sogna un’unica identità.