Scritto da Liliana Martissa
Alcune domande del formulario del censimento ISTAT 2011 rischiano di risolversi in una nuova beffa per gli esuli giuliano-dalmati, almeno per quelli i cui genitori siano nati in Istria e a Zara prima del 12 novembre 1920 (Trattato di Rapallo) e a Fiume prima del 27 gennaio 1924 (Trattato di Roma), cioè antecedentemente all’annessione di tali territori al Regno d’Italia.
Poiché fino ad allora l’Istria, Fiume e Zara, come pure Trento e Trieste, facevano parte dell’Impero Austro-ungarico, per coloro che vi nacquero (“nati all’estero”), il questionario del censimento ISTAT prevede che venga indicato “l’attuale denominazione dello stato estero considerando i confini al 9 ottobre 2011”. La risposta esatta è quindi Croazia o Slovenia.
Si pone a questo punto un serio problema per gli esuli, che sono i discendenti degli irredentisti giuliano- dalmati che dal 1848 alla prima guerra mondiale lottarono per affermare la loro italianità (si pensi agli istriani Nazario Sauro e Fabio Filzi, quest’ultimo impiccato a Trento insieme a Cesare Battisti, o al dalmata Francesco Rismondo, tutti condannati a morte come disertori dell’esercito austro-ungarico perché catturati mentre combattevano nell’esercito o nella marina italiana). Proprio loro che esodarono in massa dalle loro terre, cedute nel 1947 dall’Italia alla Jugoslavia di Tito, per non diventare jugoslavi, dovrebbero dichiarare di essere discendenti di immigrati da Slovenia e Croazia, (stati sorti recentemente dalla dissoluzione della federazione balcanica) quando invece i loro genitori sono stati, a tutti gli effetti, sudditi del Regno d’Italia e in seguito cittadini della Repubblica italiana.
E’ evidente che ciò non è accettabile per gli esuli, specie se si considera che lo scopo del censimento è anche quello di ”rilevare le migrazioni interne ed esterne”, e la richiesta di informazioni sul luogo di nascita del padre e della madre viene ritenuta necessaria “al fine di ricostruire l’origine di ciascun individuo, in particolare degli immigrati e dei loro discendenti”.
Come risponderanno allora gli esuli al quesito sul luogo di nascita dei loro genitori?
Da una breve indagine condotta, risulterebbe che alcuni opteranno per la dichiarazione “nati in Italia” (formalmente inesatta) mentre altri, seguendo le indicazioni dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, per quella “nati In Austria-Ungheria” (altrettanto inesatta, perché tale entità statale è oggi inesistente).
Al di là di questo dilemma, sostanzialmente formale e di poco conto per i più, andrebbe sottolineato, in ogni caso, la scarsa attenzione dimostrata dalI’ISTAT sia nei confronti di quei cittadini italiani che con l’esodo vollero dichiarare la propria appartenenza nazionale, sia di quella pagina di storia riguardante il nostro confine orientale che, nonostante l’istituzione del Giorno del Ricordo, continua ad essere ignorata, per lo meno dalla burocrazia del nostro paese.