Convivenza, solidarietà, democrazia e dialogo

I rapporti tra Italia e Slovenia sono sempre più all’insegna del buon vicinato: pensiamo alla giornata del 13 luglio 2020 a Trieste con i due Presidenti della Repubblica in visita ufficiale al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza oppure alla vittoria congiunta di Nova Gorica e Gorizia come Capitale Europea della Cultura nel 2025.
Tuttavia la politica interna slovena sembra virare prepotentemente a destra, prendendo di mira le minoranze nazionali e le loro rappresentanze parlamentari. Con particolare riferimento alla situazione dei nostri connazionali, condividiamo questo editoriale del Presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul pubblicato sul quotidiano della comunità italiana nella ex Jugoslavia “La Voce del Popolo” sabato 27 novembre.

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Siamo tornati indietro di trent’anni. Per il clima politico che si sta respirando in questo momento nei riguardi delle Comunità Nazionali autoctone, Italiana e Ungherese, in Slovenia è come stessimo vivendo un déjà vu. Stereotipi e pregiudizi alimentano sentimenti di diffidenza e ostilità, incomprensione e strumentalizzazione nei nostri confronti. Questa situazione crea un crescente stato di preoccupazione, disagio e insofferenza. Per rendersene conto basta vivere nelle nostre belle cittadine, parlare con le persone che ti fermano per chiedere spiegazioni sulle scelte politiche che compiono i rappresentanti politici della Comunità Italiana in Slovenia.
Sul nostro territorio d’insediamento storico, nei Comuni di Ancarano, Capodistria, Isola e Pirano, dove abitiamo e lavoriamo, vogliamo crescere le nostre figlie e i nostri figli, qui vogliamo continuare a costruire convivenza, in pace e amicizia con tutte le altre persone che qui vivono. Non vogliamo siano eretti nuovi muri, non vogliamo nuove contrapposizioni. Qui noi vogliamo continuare a operare per il bene di tutte le cittadine e di tutti i cittadini del territorio, dello Stato e dell’Europa in cui viviamo, non solamente della nostra Comunità.

L’Unione Italiana ha sempre coltivato un rapporto di profonda, autentica collaborazione con la Comunità Nazionale Slovena in Italia, con cui ha compiuto e sta realizzando anche ora importanti progetti europei che hanno e avranno una ricaduta positiva su tutto il territorio transfrontaliero. L’Unione Italiana ha richiesto all’Italia di assicurare un seggio specifico al Parlamento italiano per la Comunità Nazionale Slovena. Nella mia veste di presidente dell’Unione Italiana ho partecipato all’audizione della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati del Parlamento Italiano il 25 giugno 2020, assieme ai presidenti delle Organizzazioni apicali della Comunità Slovena, SSO, Walter Bandelj e SKGZ, Ksenija Dobrila, per sostenere, quale imperativo etico, le legittime richieste degli Sloveni d’Italia di avere una rappresentanza garantita al Parlamento italiano. Mi sono appellato al governo e al Parlamento Italiano affinché questo loro diritto sia realizzato!

I deputati delle Comunità Nazionali hanno i medesimi diritti e doveri degli altri parlamentari: anche essi, una volta eletti, rappresentano il popolo e devono fare gli interessi generali di tutta la Nazione. Certo, il parlamentare Felice Žiža è eletto per rappresentare alla Camera di Stato gli interessi della Comunita Italiana, per dare voce alle sue necessità e bisogni, alle sue aspirazioni, ma nelle sue scelte e decisioni politiche e in quelle della sua équipe, deve tenere conto di perseguire il bene comune di tutti. Scelte politiche che non sono state oggetto di discussioni pubbliche né tra i connazionali, né nelle preposte organizzazioni della Comunità. Sarebbe di grande utilità, quindi, l’istituzione di un processo decisionale maggiormente condiviso anche con l’organizzazione di regolari consultazioni tra la CAN Costiera, l’Unione Italiana e il deputato della Comunità Nazionale Italiana alla Camera di Stato della Slovenia.
I deputati delle Comunità Nazionali è giusto collaborino con i governi. Nel nostro caso è corretto che Felice Žiža sottoscriva accordi di collaborazione con i governi e con le forze politiche che li costituiscono. Questi devono essere pubblici e trasparenti, devono indicare i progetti e argomentare gli obiettivi che si intendono raggiungere a beneficio della Comunità Nazionale Italiana, ma devono contenere anche progetti a beneficio di tutto il territorio in cui viviamo e di cui siamo parte integrante. Ed è su questi punti che mi distanzio e mi dissocio dalle scelte politiche che invece sembra portino ad alimentare un clima ostile nei nostri riguardi. Poiché la forma è anche sostanza, il fatto di aver invece scelto di non rendere pubblico l’accordo e di non aver reso partecipi le nostre Istituzioni, favorisce ora il diffondersi di sospetti e dubbi.
L’Unione Italiana, con le sue 51 Comunità degli Italiani associate, di cui 7 in Slovenia, nel produrre cultura, identità e lingua italiane, crea ogni giorno convivenza, dialogo interculturale: noi crediamo nei valori della non discriminazione, della democrazia, del pluralismo, dello stato di diritto, dell’antifascismo, dell’antitotalitarismo e della pace. Noi continueremo a coltivare questi valori, continueremo a operare per realizzarli! L’azione politica che ho indicato eviterebbe il manifestarsi del clima per nulla favorevole a cui si faceva riferimento. Una temperie in cui si torna a parlare del ventennio fascista, dei tragici fatti della Seconda guerra mondiale e degli orribili crimini che l’Italia perpetuò allora, purtroppo, anche nei riguardi degli sloveni e dei croati, mentre si omette di ricordare la tragedia delle foibe e dell’esodo degli italiani dal loro territorio d’insediamento storico. Si eviterebbe la richiesta, come sta avvenendo, di riduzione dei diritti riconosciuti alle Comunità Nazionali autoctone che i padri costituenti iscrissero nell’ordinamento giuridico-costituzionale della Slovenia democratica, quei diritti che per decenni sono stati indicati quale esemplare modello di protezione delle minoranze nazionali, anche se in Europa ne conosciamo anche di più avanzati. Contestando il principio di autoctonia, si richiede, invece, siano riconosciute anche le altre minoranze etniche, con un livellamento verso il basso del livello di protezione. Al riguardo desidero precisare che ritengo giusto siano tutelate tutte le minoranze etniche, senza per questo togliere diritti alle Comunità Nazionali autoctone.
Si ritorna a mettere in discussione il diritto al seggio specifico garantito alla Camera di Stato per le Comunità Italiana e Ungherese o comunque a declassarlo trasformando i parlamentari minoritari in deputati di serie B. Si ritorna a richiedere la reciprocità per gli sloveni in Italia e Ungheria. Sono vecchi mantra soprattutto di certa destra che oggi sono ripresi anche da altri. Nell’attuale contesto politico sloveno non è interesse della destra cavalcare queste richieste, essendo decisivo (l’ago della bilancia) il voto dei deputati delle Comunità Nazionali per il governo guidato dal premier Janez Janša, ma non è detto che non tornerà ad esserlo in futuro nel caso di una forte vittoria elettorale del centrodestra alle prossime elezioni politiche che le consentirebbe di non dover più fare affidamento sui due voti minoritari.

Maurizio Tremul
Presidente dell’Unione Italiana

Fonte: La Voce del Popolo – 27/11/2021