Dietro le quinte del mondo musicale di fine Ottocento

Scritto da La Redazione on-line
mercoledì 22 ottobre 2014

Pubblicato postumo nel 1921 ma scritto alcuni decenni prima, Primadonna è un romanzo su due livelli: quello, decisamente corale, della ricostruzione d’ambiente (il teatro d’opera visto “dietro le quinte”) e quello della storia di passione e desiderio, che verso l’epilogo sfocia in una sorta di “giallo” psicologico. Nato giornalista prima di scoprirsi romanziere, Arturo Colautti realizza un reportage sotto forma di fiction, applicando fedelmente il “metodo Zola”: anche se la bellezza virginea della primadonna in questione, e i tormenti della carne che provoca nel protagonista (ma non solo in lui), sembrano appartenere a una temperie assai più italo-borghese. Se il romanzo si colloca, musicalmente parlando, in un momento storico preciso (il dualismo in Italia fra tradizionalisti e wagneristi, con la nascita della cosiddetta “musica dell’avvenire”), il backstage di cantanti, critici e impresari che viene raccontato è invece di perdurante attualità, con i conflitti d’interesse, i ricatti sessuali, i dilettanti spacciati per tecnici. D’altronde, era un ambiente che l’autore conosceva benissimo: più giornalista o più romanziere che fosse, Colautti è infatti ricordato dai posteri soprattutto come autore di libretti d’opera. Arturo Colautti Nato a Zara nel 1851, sin dalla prima giovinezza si schierò nella lotta irredentista. Lasciò per sempre la Dalmazia nel 1881, dopo varie querele per reati di stampa e una brutale aggressione da parte di alcuni militari dell’esercito austroungarico, trasferendosi in Italia e continuando a combattere da esule le proprie battaglie. Penna polemica e paradossale, diresse vari quotidiani tra Padova, Napoli e Milano.

Come romanziere conobbe una prima affermazione con Fidelia, e un certo successo arrise pure a Nihil e Il figlio. Si dimostrò solido poeta classico con la raccolta Canti virili, mentre nell’assai più ambizioso Il terzo peccato tentò l’esperimento di un poema in terzine dantesche, concepito come ideale continuazione del Canto V dell’Inferno. Librettista assai in voga nella stagione musicale del Verismo, scrisse per Giordano il testo di Fedora e per Cilea quello di Adriana Lecouvreur. Morì a Roma nel 1914. Lunedì 27 ottobre 2014 alle ore 16.30, Sala Emma Carelli – Teatro dell’Opera di Roma (P.zza Beniamino Gigli, 7), presentazione del libro “Primadonna” di Arturo Colautti (pp. 280) curato da Paolo Patrizi. Con il curatore interviene Francesco Reggiani (direttore dell’Archivio storico del teatro dell’Opera di Roma)