Docenti veneti e istriani insieme nel seminario “Le due rive”

Nuovo importante evento realizzato nell’ambito del protocollo sottoscritto tra la Regione Veneto e la Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati: si è svolta l’11 aprile 2024 a Buie la prima giornata della seconda edizione del seminario di studio “Le due rive: Venezia – Istria Fiume Dalmazia”.

La delegazione veneta, composta da circa 50 partecipanti tra docenti, dirigenti dell’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e rappresentanti dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia che hanno curato i dettagli del viaggio, ha svolto un’esperienza immersiva non solo nell’ambito seminariale svoltosi presso la rinnovata sede della Scuola Media Superiore Italiana “Leonardo da Vinci”, ma anche in tutta l’area circostante.

A partire dalla Casa dei Castelli a Momiano, polo museale multimediale che proietta il visitatore nello spazio e nel tempo in un itinerario tra castelli e cittadine fortificate dell’Istria davvero suggestivo. È seguita la visita presso la locale Comunità degli Italiani, i cui vertici (la Presidente Arijana Brajko Gall e la sua vice Elda Sinkovi?) hanno risposto un po’ in italiano un po’ in istroveneto alle domande dei docenti curiosi di conoscere la realtà associativa dei nostri connazionali in Istria. Il tutto ai piedi del campanile su cui un leone di San Marco ricorda la comune appartenenza plurisecolare alla Serenissima Repubblica di Venezia.

Giunti quindi in quella che è stata definita “la sentinella dell’Istria” è stato il Preside della Da Vinci Franko Gergori? a fare da Cicerone agli ospiti nel centro di Buie, in una breve visita che si è conclusa davanti alla Chiesa di San Servolo con il suo svettante campanile, ancora una volta marcato dal leone marciano. Leone marciano che campeggia pure sulla facciata della limitrofa vecchia scuola elementare e media, realizzata quando la battaglia per la difesa e la salvaguardia della propria lingua costituiva una priorità per gli italiani ancora sudditi dell’Impero austro-ungarico.

Dopo il pranzo alla Scuola Elementare con lingua d’insegnamento italiana “Edmondo De Amicis” si sono finalmente aperti i lavori con il benvenuto istituzionale del Professor Gergori?, il quale ha ribadito le radici comuni che legano Veneto ed Istria. Stefano Antonini (vicepresidente dell’ANVGD Venezia) ha ricordato la genesi del progetto “Le due rive”, ripartito con rinnovato vigore dopo la sosta imposta dal Covid, un progetto che l’Unione Italiana condivide e sostiene con entusiasmo, come ha dichiarato Patrizia Pitacco (referente per le Istituzioni prescolari, scolastiche ed universitarie della Giunta Esecutiva dell’UI), mentre la dirigente dell’USR del Veneto Elisa Bello ha sottolineato che questa due giorni fornirà non solo formazione ma anche scambio di modalità di progettazione didattica.

Il Presidente nazionale dell’ANVGD Renzo Codarin ha ricordato come questo evento rientra nella logica di collaborazione sottoscritta nell’accordo tra FederEsuli ed Unione Italiana siglato nell’estate 2021 ed ha salutato con favore la maturità e l’attenzione con cui, grazie anche al lavoro dei docenti, gli studenti si stanno interessando alla storia delle foibe e dell’esodo. A rimarcare la collaborazione tra esuli e comunità italiana autoctona in Istria ci ha pensato Franco Biloslavo, Presidente dell’associazione degli esuli da Piemonte d’Istria, una località che l’esodo ha svuotato ma che ora sta rivivendo grazie a progetti condivisi, come la realizzazione dello spettacolo “Tornar” basato su testimonianze di esuli piemontesi e portato lì in scena da Simone Cristicchi nell’estate 2014.

Italia Giacca, coordinatrice ANVGD per il Veneto, è esule da Stridone, ma ha ricordato che «anche chi è rimasto ha sofferto», dando poi lettura del messaggio di saluto inviato dall’Assessore del Veneto all’Istruzione, Formazione e Lavoro Elena Donazzan, la quale è sempre stata sensibile alla storia della frontiera adriatica e non ha mai fatto mancare il supporto della Regione a iniziative come questa. Soddisfazione per come si sta svolgendo questa iniziativa è stata quindi espressa da Alessandro Cuk, Presidente dell’ANVGD Venezia.

A beneficio dei colleghi veneti la professoressa Pitacco ha quindi illustrato come si articola il sistema scolastico in lingua italiana e le garanzie costituzionali di cui gode in Croazia, dopodiché sono iniziati i laboratori didattici che hanno visto all’opera gruppi di lavoro misti tra docenti veneti ed istriani finalizzati al confronto di esperienze ed alla progettazione di percorsi didattici comuni.

Dopo un’intensa ora di confronto, reciproca conoscenza e presentazione di progetti didattici di possibile comune interesse, i responsabili di ciascun gruppo hanno esposto con soddisfazione i risultati conseguiti nei quattro settori: valorizzazione della lingua veneta e istroveneta nelle sue espressioni creative nel teatro, nella musica e nella poesia; ricerca storica, patrimonio storico-artistico ed enogastronomico; leggende e misteri del proprio territorio; personaggi celebri, grandi eventi, rievocazioni storiche.

Sono state quindi effettuate ancora due rapide visite: alla Comunità degli Italiani di Buie assieme alla Presidente Lena Korenika ed alla CI di Castelvenere, ove la Presidente Tamara Tomasich aveva predisposto una breve ma apprezzatissima esibizione del coro Klapa Castrum Veneris: dirigenti ed iscritti volevano incontrare i graditi ospiti e far loro conoscere le proprie attività finalizzate alla salvaguardia delle tradizioni, della lingua e della cultura italiana in Istria. Finalità che il seminario “Le due rive: Venezia – Istria Fiume Dalmazia” condivide e contribuisce a conseguire.

Foto di gruppo davanti alla Chiesa di San Servolo a Buie

Si è poi svolta a Capodistria la seconda e ultima giornata del seminario di studio presso la Comunità degli Italiani “Santorio Santorio”, ove si è tenuta la sessione dedicata in particolare alla formazione dei docenti veneti ed istriani. A fare gli onori di casa è stato Mario Steffè, sia in qualità di Presidente della CI sia come vicesindaco di Capodistria, evidenziando che le organizzazioni della comunità italiana autoctona non preservano solamente l’identità nazionale, ma anche l’anima istroveneta, che rappresenta, assieme a lapidi, palazzi e monumenti, un plurisecolare legame dell’Istria con Venezia. A tal proposito è stato importante il riconoscimento che sia la Slovenia che la Croazia hanno effettuato inserendo l’istroveneto appunto tra i beni immateriali da tutelare.

Renato Boraso (Assessore alla Mobilità del Comune di Venezia sempre sensibile a queste tematiche) ha ribadito che «le pietre parlano e ci raccontano del rapporto tra l’Istria e Venezia»: proprio Capodistria è la località istriana che ha conservato il maggior numero di leoni marciani. A suggello e rinnovo di questa relazione che attraversa l’Adriatico ed i secoli, Boraso ha consegnato a Steffè il leone di San Marco simbolo della Città di Venezia.

La Fameia Capodistriana è l’associazione che raccoglie gli esuli da Capodistria ed il suo Presidente Piero Sardos Albertini ha voluto essere presente al seminario, portando un messaggio di saluto in cui ha riconosciuto che, pur nella tristezza dell’abbandono della città da parte della maggioranza dei suoi abitanti italiani, è maturata da tempo la consapevolezza che chi è rimasto ne ha conservato l’identità ed è ormai da tempo che esuli e “rimasti” capodistriani collaborano proficuamente.

La prima relazione è stata svolta da Lorenzo Salimbeni (responsabile della comunicazione dell’ANVGD): “La tragedia nazionale rimossa”, con riferimento ai decenni in cui le Foibe e l’Esodo sono state un argomento tabù in Italia fino all’istituzione del Giorno del Ricordo proprio 20 anni fa. Nella sua esposizione ha evidenziato le tappe che hanno segnato l’uscita delle terre del confine orientale italiano dall’interesse nazionale e dall’attenzione dell’opinione pubblica. A partire dall’8 settembre 1943 (collasso dello Stato e vuoto di potere che scatena la prima ondata di stragi nelle foibe), per proseguire con il 25 aprile 1945 (Liberazione in tutta Italia mentre nella Venezia Giulia e a Fiume iniziano il primo maggio 40 giorni di occupazione jugoslava, nuove stragi nelle foibe e violenta epurazione politica) e culminare con il 2 giugno 1946, allorchè a giuliani, fiumani e zaratini non fu consentito partecipare alle votazioni per il Referendum istituzionale e l’Assemblea Costituente. Il Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 avrebbe ratificato con i nuovi confini questo strappo e solamente la questione di Trieste rimasta in bilico fino al 26 ottobre 1954 (ritorno dell’amministrazione civile italiana) avrebbe tenuto ancora desta l’attenzione italiana nei confronti dell’Alto Adriatico. Il Trattato di Osimo con cui l’Italia nel 1975 rinunciò all’ex Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste venne approvato nell’indifferenza generale, restando limitate a Trieste le manifestazioni di protesta.

“Nazario Sauro, il patriota di Capodistria” è invece stato l’argomento affrontato da Kristjan Knez (direttore del Centro Italiano Carlo Combi di Capodistria), il quale ha evidenziato come una vulgata diffusa in ambienti nazionalisti sloveni consideri il martire irredentista un fascista la cui memoria è esecrabile e da non divulgare. La dotta e documentata lezione di Knez ha ben dimostrato la falsità di tali insinuazioni, evidenziando il carattere popolare e genuinamente patriottico dell’illustre capodistriano, la cui militanza irredentista si inseriva in un solco che partiva da lontano. Davvero prezioso è stato a riguardo l’excursus su patrioti, combattenti volontari e garibaldini istriani che ha illustrato il fermento che già in età risorgimentale aveva attraversato l’Istria, da Carlo Combi combattente sulle barricate delle Cinque Giornate di Milano a Tommaso Luciani che auspicava l’unione amministrativa dell’Istria col Veneto al fine di seguirne la sorte in caso di annessione al Regno d’Italia. Tale fermento aveva il suo epicentro proprio a Capodistria, ove non a caso sorse negli anni prima della Grande guerra il Fascio Giovanile Istriano, organizzazione di matrice mazziniana dai cui ranghi uscirono numerosi combattenti volontari irredenti. Ripercorsa la carriera militare di Sauro, poi fatto prigioniero al termine di una sfortunata incursione nel Carnaro del sommergibile Pullino ed impiccato come traditore dagli austriaci a Pola il 10 agosto 1916, è stata quindi rilevata la grande popolarità di cui godette il suo ricordo fin dall’immediato dopoguerra.

La professoressa Rossella Zanni ha quindi illustrato la nuova aera dedicata alla storia della frontiera adriatica nello spazio EDU di M9, il Museo del ‘900 con sede a Mestre (VE). Dalla collaborazione del primo museo dedicato alla storia del Novecento italiano con il Tavolo di lavoro Ministero dell’Istruzione e del Merito – Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati non è scaturito solamente questo spazio espositivo multimediale. Due quaderni operativi (destinati rispettivamente a scuola primaria e secondaria) ispirati alla logica del metalibro, cioè un testo interattivo con app e qrcode, hanno recepito e sviluppato con esempi di progetti didattici le Linee guida ministeriali per la frontiera adriatica. A quanto pare è già in cantiere un terzo fascicolo, ispirato alla medesima linea editoriale, che sarà dedicato all’Esodo giuliano-dalmata. La professoressa Zanni, pur insegnando tedesco, si è appassionata alla questione del confine orientale al punto da diventare coautrice di queste pubblicazioni preziosissime dal punto di vista della didattica e disponibili anche digitalizzate sul sito internet Scuola e Confine orientale.

Stefano Antonini (vicepresidente ANVGD Venezia e punto di riferimento organizzativo del progetto Le due rive) ha infine dato la parola a Italia Giacca, coordinatrice ANVGD del Veneto, la quale ha espresso la sua emozione nel trovarsi in Istria, un’emozione che l’accompagna anche se non si reca nella natia Stridone.

Nel primo pomeriggio ancora Knez ha guidato i partecipanti al seminario in un percorso attraverso i palazzi, i monumenti e le lapidi più importanti nella storia capodistriana, con particolare riferimento ai rapporti con la Serenissima ed all’attivismo risorgimentale ed irredentista, dando così possibilità di visualizzare molti particolari cui aveva fatto riferimento nella relazione mattutina.

Grande soddisfazione per organizzatori e partecipanti al momento della partenza da Capodistria per raggiungere l’altra riva dell’Adriatico, con l’accresciuta consapevolezza che questo mare le due rive le unisce da secoli in maniera indissolubile. [LS]

Davanti a Palazzo Pretorio, Capodistria