Foiba di Golobivnica: reazioni alla commemorazione di maggio

Scritto da Coordinamento Adriatico

L’Unione degli istriani ha commemorato il 24 maggio alla foiba Golobivnica di Corgnale di Divaccia (Slovenia), tutti i martiri infoibati negli anni 1943-1945 in Istria e alle spalle di Gorizia e Trieste. I componenti dell’associazione hanno sostato alcuni minuti in silenzio davanti alla foiba. Nell’ambito della delegazione non ci sono stati vessilli o bandiere, ma solo una croce, come simbolo della tragedia. Il 28 febbraio scorso un’analoga manifestazione era stata impedita da un gruppo di contestatori. Come nella precedente occasione, l’Unione degli Istriani si è attivata con l’assistenza e per tramite del Consolato Generale d’Italia a Capodistria al fine di ottenere le opportune autorizzazioni allo svolgimento della commemorazione, volendo mantenere il tono dell’evento sui livelli della precedente cerimonia commemorativa la Presidenza ha voluto limitare il numero dei partecipanti in delegazione ai passeggeri di un pullman da una cinquantina di posti. Il pullman è stato accolto dalla polizia slovena che ha scortato la delegazione fino al punto percorribile più vicino alla Foiba, garantendo lo svolgimento regolare della commemorazione. Nella foiba giacciono i resti mortali di italiani, sloveni, tedeschi e polacchi, ora sepolti da parecchi metri cubi di immondizia e rifiuti industriali gettati nella cavità, per lunghi anni usata come raccoglitore di immondizie. Sulla via del ritorno a piedi verso l’imbarco sul pullman, da parte di alcune persone si sono levate grida in lingua italiana contro Fini e il fascismo. Massimiliano Lacota – presidente dell’Unione degli istriani – che si è recentemente incontrato per alcuni progetti di recupero e inumazione delle salme della Golobivnica con Jože Dežman – direttore del Museo di Storia Contemporanea di Lubiana – ha ribadito come ogni passo sia stato fatto dagli esuli istriani per evitare fraintendimenti o azioni provocatorie.

Il consigliere regionale di Rifondazione comunista Igor Kocijancic, ha quindi interpellato il ministro degli esteri, Franco Frattini, sulla recente commemorazione, chiedendo al ministro stesso se «fosse al corrente della presenza di un esponente del Governo italiano [il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia] e di un funzionario del Ministero degli Esteri all’iniziativa». Ma non è tutto: il documento prosegue con un altro quesito, indirizzato ad accertare se il ministro ritenga opportuno che a esponenti che «ricoprono incarichi di rappresentanza effettiva dello Stato italiano all’estero sia consentito partecipare a manifestazioni pubbliche a titolo personale o privato». E infine, se consideri appropriato che sempre i succitati rappresentanti del Governo «partecipino – a titolo personale o privato – ad iniziative settarie, promosse da soggetti che perseguono e praticano attivamente il conseguimento di obiettivi contrari allo spirito comunitario, a decisioni sancite da trattati internazionali ed alle politiche dell’Unione europea in materia di intangibilità dei confini nazionali così come sanciti dal Trattato di pace di Parigi». A tale proposito, nelle premesse del testo e «senza voler entrare nel merito dell’iniziativa specifica», Kocijancic scrive pure che «l’Unione degli Istriani contesta pubblicamente il Trattato di pace di Parigi e rivendica apertamente la necessità di rimettere in discussione i confini all’interno dell’Unione europea, essendo di fatto fortemente contraria all’attuale assetto comunitario». In ultimo, Kocijancic collega le sue riflessioni e l’interpellanza al vertice che si svolgerà a Trieste tra un mese. Nel testo, sempre fra le premesse, si legge infatti: «Preso atto, con personale rammarico, che la città di Trieste a fine giugno ospiterà il prossimo G8 Esteri».

Rispondendo alla obiezioni e alle dichiarazioni avanzate dal consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Lacota ha tra l’altro dichiarato, per parte, sua che: «il Trattato di pace del 1947 ha […] da sempre costituito per l’Unione degli istriani una base irrinunciabile per la normalizzazione dei rapporti fra i paesi confinanti ma anche per il rispetto di tutti i diritti degli esuli istriani».