Scritto da Mauro Manzin, «Il Piccolo», 29/05/14
giovedì 29 maggio 2014
TRIESTE – Il neanche tanto “caro estinto” è spirato 23 anni fa. Ma gli eredi, nonostante gli accordi di Vienna, ancora non sono riusciti a mettere le mani su tutto il patrimonio di quella che fu la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia. L’illustre defunto ha lasciato un’eredità quantificata in oltre 100 miliardi di dollari nei quali è compreso un patrimonio immobiliare stimato sui 90 miliardi sempre di bigliettoni verdi made in Usa. Nel tesoro ci sono anche 6 miliardi di dollari delle riserve valutarie della Banca popolare dell’estinta Jugoslavia. E in tempi di crisi come questi mettere le mani su liquidità può costituire una grande boccata d’ossigeno per i disastrati bilanci statali di Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Macedonia, gli eredi di cotanto “defunto”.
In questo senso a predicare la buona novella è il Tribunale di Parigi che ha sentenziato a favore dello scongelamento di 24,47 milioni di euro tenuti nelle casseforti del Credit Lyonnais. Orbene alla Slovenia spetteranno, in base proprio agli accordi di Vienna (vedi cornice a fianco), 3,9 milioni di euro più gli interessi fin qui maturati. L’Istituto di credito francese Credit Lyonnais aveva congelato i beni dell’allora Jugoslavia negli anni Novanta quando era ancora incerto chi sarebbe stato l’erede legittimo della “creatura” di Tito. Non dimentichiamo che nella primissima fase della dissoluzione la Federazione Serbia e Montenegro guidata da Slobodan Miloševic ostinatamente si autoproclamava unica erede della Repubblica socialista federativa di Jugoslavia. Eppoi a confermare il congelamento del denaro giunsero anche le sanzioni emanate dalle Nazioni Unite sul capo proprio della Jugoslavia di Miloševic. Credit Lyonnais poi si è rifiutato più volte di scongelare la ragguardevole somma di denaro senza una precisa sentenza o una scrittura legale con tutti i crismi.
Per questo motivo la Banca centrale della Serbia ha intentato nel 2013 una causa al Tribunale di Parigi, causa alla quale si sono spontaneamente unite anche le banche centrali degli altri Paesi ereditieri. E la vittoria giudiziaria è stata piena. Il Tribunale parigino, infatti, ha intimato al Credit Lyonnais non solo di restituire il denaro, 24,47 milioni di euro come dicevamo, agli ora legittimi eredi della defunta Jugoslavia, ma di pagare i relativi interessi e i danni fin qui subiti nonché il pagamento delle spese processuali. Ma per gli eredi ci sono ancora tanti motivi per litigare. Ricordiamo solamente i due miliardi di dollari in crediti esigibili dalla Russia (che se ne è fatta carico ereditandoli a sua volta dall’ex Unione sovietica) e 600 milioni di dollari in 42 tonnellate di lingotti d’oro depositati nella Banca di Basilea assieme a un cospicuo pacchetto azionario costituito da almeno 8mila cedole.