Gli italiani di Dalmazia e le relazioni italo-jugoslave

Può essere scaricato gratuitamente dal portale dalmatitaliani.org il volume di Luciano Monzali in formato Pdf “Gli italiani di Dalmazia e le relazioni italo-jugoslave nel Novecento”, edito da Marsilio e promosso dalla Società Dalmata di Storia Patria di Venezia.

Luciano Monzali, Gli italiani di Dalmazia e le relazioni italo-jugoslave nel Novecento, Marsilio, Venezia 2015.

Prefazione di Franco Luxardo

Cosa dovrebbe oggi fare un «curioso» che volesse conoscere la storia della Dalmazia? Anzitutto recarsi all’Archivio di Stato o alla Biblioteca Marciana di Venezia: troverebbe le relazioni che vi hanno depositato per secoli gli attenti Provveditori della Serenissima e i funzionari che li accompagnavano al ritorno dalle loro missioni dalle terre dello Stato da Mar. Se poi il nostro curioso fosse interessato alle vicende culturali e personali, notizie preziose uscirebbero dagli archivi dell’Università degli Studi di Padova: solo tra il 1600 e il Novecento vi si sono laureati oltre 400 dalmati. Per uno sguardo invece alla stampa d’epoca in tempi più recenti, alla memorialistica dell’Ottocento e del Novecento e a quella dell’esodo, suggeriamo una visita alla biblioteca-archivio della Dalmazia, che a Venezia presso la Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone raccoglie documenti e oltre 15.000 titoli specifici.

In effetti, il grande pubblico della nostra penisola scoprì la Dalmazia solo negli ultimi anni del Settecento con i viaggi del padovano Alberto Fortis (1741-1803) e la grande eco che ebbero in tutta l’Europa.

Dopo le guerre napoleoniche calò un grande silenzio su questa regione, vero e proprio confine della civiltà italiana verso Oriente. Dello stesso Niccolò Tommaseo, uno dei padri della moderna lingua italiana, si è scritto molto più come letterato che come acuto conoscitore delle caratteristiche delle genti della sua terra.

Con poche eccezioni questo silenzio durò fino alla prima guerra mondiale. Nei trent’anni che seguirono la situazione della pubblicistica si invertì: si scrisse molto, forse troppo, sulla Dalmazia, ma le condizioni politiche non permisero l’obiettività che a pochi. L’ultimo tempo comincia con la fine della seconda guerra mondiale, quando si completa la cacciata dei dalmati italiani da una costa in cui vivevano da duemila anni e ha inizio una damnatio memoriae anche da parte del mondo accademico italiano. Con la rara eccezione della Storia di Dalmazia di Giuseppe Praga (1954) ci si dimentica del Medioevo dalmata eguale nelle istituzioni e nei Comuni a quelli dell’Italia centro-settentrionale, di artisti del Rinascimento quali i fratelli Laurana, Giorgio da Sebenico, Andrea Meldola, Francesco Schiavone e tanti altri, ci si dimentica delle cattedrali che da Arbe, a Zara, a Curzola, a Ragusa costellano la costa. Per non parlare dei templi di pietra – laici e religiosi – che guardano a Castel del Monte e a Verona, testimoni di un uso del materiale che compendia secoli di storia. Come non ricordare – ad esempio – il filo rosso che corre tra Ravenna, San Donato a Zara e la cattedrale di Trani?

La Società Dalmata di Storia Patria ha accolto con favore e promosso il risveglio degli studi sulla Dalmazia, che hanno avuto luogo nell’ultimo ventennio del Novecento. Di essi uno degli antesignani è stato Luciano Monzali cui va il nostro ringraziamento; lo apprezziamo perché è uno studioso capace di immergersi per mesi in archivi, non sempre ordinati e spesso polverosi, a cercare risposte alle sue ricerche dando valore e significato ai documenti, per le sue capacità di sintesi e per quella conoscenza della lingua croata che gli consente di raggiungere fonti che spesso sfuggono ad altri ricercatori. I suoi due volumi sugli Italiani di Dalmazia dal 1865 al 1924 non solo hanno sollevato un velo steso sulla storia dalmata, ma – con l’edizione inglese – l’hanno inserita anche nel circuito internazionale.

Finora mancava un’opera che inquadrasse i più recenti duecento anni di storia della Dalmazia con quella dei vicini, croati, serbi, albanesi oltre che austriaci e ungheresi. E che collegasse questa storia con il definitivo esodo delle popolazioni autoctone italiane dalla costa orientale dell’Adriatico, tra l’inizio del Novecento e la metà del secolo, e la loro integrazione nella penisola italiana (e altrove, pensiamo alle decine di migliaia di emigrati in America e in Australia) attraverso vicende politiche complesse.

Ci sembra che questo libro che l’editore Marsilio ha voluto inserire nella sua collana di saggistica risponda ai requisiti che desideravamo e rappresenti allo stesso tempo un culmine delle ventennali ricerche dell’autore. Anche per questa ragione siamo lieti che la copertina sia opera di Ottavio Missoni, un grande artista dalmata da poco scomparso e amato da tutti sulle due sponde dell’Adriatico.

Franco Luxardo
Presidente Società Dalmata di Storia Patria-Venezia

Presentazione di Adriana Ivanov Danieli

L

La ponderosa opera del prof. Monzali GLI ITALIANI DI DALMAZIA costituisce il vol. XLI degli Atti e Memorie della Società Dalmata di Storia Patria di Venezia, presieduta dal nostro sindaco Franco Luxardo.

Nelle 768 pagine l’Autore ingloba i precedenti studi in materia da lui condotti dal Risorgimento al 1924, ampliando la ricerca storiografica fino a comprendere l’intero Novecento, analizzando il tormentato versante delle relazioni diplomatiche tra Italia e Jugoslavia ed esaminando, la prima volta per uno studioso, i documenti che testimoniano la vita dei Dalmati del dopoguerra. Fonte privilegiata si rivela anche per quest’opera l’Archivio-Museo della Scuola Dalmata dei SS. Giorgio e Trifone, che custodisce una ricca biblioteca con più di 15.000 titoli, ma soprattutto conserva i documenti che nel tempo le sono stati affidati dai Padri della nostra Associazione, scritti, interventi e iniziative che hanno caratterizzato la storia più recente dei Dalmati. La consultazione ha compreso anche altri documenti di varia natura e importanza, affidati alla Scuola Dalmata fra i molti che continuano ad arricchirne il prezioso Archivio, avendo a cuore la memoria del nostro popolo. L’Autore vi si è immerso con la voluttà del grande ricercatore, coadiuvato nella consultazione dall’infaticabile Giorgio Varisco.

Il volume coglie le peculiarità della nostra terra, composita e complessa, testimonia la presenza storica e culturale degli italiani, recupera personalità dimenticate, ricostruisce la politica estera dell’Italia unitaria, le vicende dell’Esodo, dedica un capitolo al LCZE-Libero Comune di Zara in Esilio e ai nostri Maiores che lo hanno vivificato. Ci occhieggia, in copertina, un azzurro zig zag di Missoni, una firma di lui, una bandiera per tutti noi…

Adriana Ivanov Danieli
Assessore alla Cultura del Libero Comune di Zara in Esilio

Fonte: Dalmatitaliani.org