Il dialogo transfrontaliero risolve i problemi ambientali

Scritto da Emanuela Masseria

Numerosi i passi avanti realizzati, quest’estate, lungo il percorso teso ad individuare le soluzioni adeguate a risolvere le questioni ambientali legate alla fonderia Livarna. Percorso al quale ha contribuito anche l’Ambasciata italiana in Slovenia e che ha visto i rappresentanti del Comune di Gorizia, per ben due volte, in missione a Lubiana dove la delegazione guidata dall’assessore all’Ambiente, Francesco Del Sordi, è stata ricevuta da Vesna Kolar Planinši?, responsabile del Settore ministeriale per la valutazione complessiva degli impatti sull’ambiente. Un incontro organizzato dopo che nel corso di una precedente riunione con l’ambasciatore italiano in Slovenia, Alessandro Pietromarchi, l’assessore Del Sordi ha illustrato ai tecnici i disagi causati dalla Livarna ai residenti. «Abbiamo parlato delle attività che svolge la Livarna, perché mi interessava far comprendere l’impatto che la fonderia ha sulla popolazione italiana e slovena, anche da un punto di vista sociale. Ho spiegato che la preoccupazione è fortissima, tanto che sono nati comitati da entrambi i lati del confine. Inoltre, ho ribadito che vorremmo partecipare alla procedura di rilascio delle autorizzazioni ambientali e fornire i dati di cui disponiamo. Ora invieremo la documentazione e la richiesta di partecipare alla valutazione ambientale, in attesa dei documenti che saranno inviati al ministero italiano». Da parte slovena è emersa, quindi, la volontà di far rispettare i parametri ambientali dalla fonderia ed è stata dimostrata subito grande disponibilità nei confronti delle richieste dell’assessore Del Sordi.
Le migliorie apportate

Secondo quanto comunicato dal Comune di Gorizia, «proseguendo con la nostra collaborazione, Lubiana concede una proroga fino al 12 settembre prossimo, per presentare le relative osservazioni, e assicurando che avrebbero fornito a breve tutta la documentazione richiesta». Dalla corrispondenza fra i due ministeri compenteni, italiano e sloveno, emerge l’accordo fra i due Stati sul tema e l’impegno della Slovenia “per il raggiungimento di obiettivi di tutela ambientale. «Vi vogliamo presentare le migliorie che sono state apportate – ha comunicato Lubiana al Comune isontino in una missiva di luglio –, e che sono evidenti dalla documentazione. Ci stiamo impegnando per migliorare la collaborazione nei procedimenti a carattere transfrontaliero, e perciò vi chiediamo di comunicarci quanto prima se effettuerete la pubblicazione ufficiale in Italia, dei tempi a ciò necessari e di comunicarci il vostro parere finale del quale terremo conto in sede di autorizzazione ambientale».

Supporto tecnico locale

L’amministrazione Romoli, la scorsa settimana, ha ufficializzato la propria disponibilità ad essere supporto tecnico locale per entrambi i ministeri dell’Ambiente, al fine di superare problemi di comunicazione e di raccolta di dati. In secondo luogo, come sollecitato dai rappresentanti sloveni, entro oggi il Comune ha comunicato, come previsto dalla scadenza precedentemente annunciata, di partecipare al procedimento relativo alla sostituzione di un forno della Livarna. Analoga richiesta è stata predisposta dall’ingegner Giuseppe Lo Presti, dirigente della Divisione VI del ministero italiano, che si occupa di «Rischio industriale – Prevenzione e controllo integrati dell’inquinamento». La preoccupazione, infatti, è che con l’aumento del 40 p.c. della produzione (come previsto dalla Livarna) aumentino anche le emissioni, senza un adeguato sistema di filtraggio. Anche su questo argomento l’Agenzia slovena ha tranquillizzato la rappresentanza goriziana, in quanto si prevedono tre gradi successivi di valutazione, ai quali potranno partecipare. Nel primo, si deciderà se concedere o meno il consenso ad un nuovo forno; secondariamente, in caso positivo, si faranno tutte le verifiche e i controlli per valutare le emissioni in atmosfera; infine, solo se anche queste ispezioni saranno superate e se saranno soddisfatti i parametri ambientali, avverrà il rilascio di una nuova Aia.

L’inquinamento del Corno

Negli ultimi incontri non si è discusso, però, soltanto della Livarna, ma anche dell’inquinamento del fiume Corno e della realizzazione del depuratore a Nuova Gorizia: la dirigente del ministero sloveno ha assicurato di essere a conoscenza di questi problemi e di volerli risolvere quanto prima accedendo a finanziamenti europei, possibilmente con le municipalità di Gorizia e di Nova Gorizia come partner. Problema che sembra sia stato risolto da parte italiana con trecento metri di tubo in acciaio corrugato tipo Finsider che andranno a coprire un tratto del fiume nella zona della Valletta e di altri 10 metri circa in via San Gabriele (nei pressi di un ex valico pedonale). Qualche settimana di lavori (l’intero mese di settembre) per un costo ancora incerto (dai 200 ai 300mila euro) coperto con fondi regionali. Così, con una chiusura pressoché totale, ma mobile ed in grado di aprirsi in caso di piena, la Protezione civile della Regione dovrebbe risolvere l’ormai trentennale problema del Torrente Corno che, trasformato in fogna a cielo aperto da liquami d’ogni genere provenienti dalla Slovenia e da scarichi di acque nere in Italia «va considerato, come stiamo facendo, un problema di salute pubblica per l’intera città di Gorizia», ha dichiarato l’assessore regionale alla Protezione civile, Riccardo Riccardi. Riccardi ha recentemente incontrato a Gorizia il sindaco, Ettore Romoli, e il vicesindaco Fabio Gentile, e con loro, dopo un breve incontro con la stampa, ha fatto un sopralluogo delle zone oggetto dell’intervento.

Un intervento provvisorio

Romoli ha ringraziato l’assessore regionale e il direttore della Protezione civile, Guglielmo Berlasso, per una «trovata» (così l’ha definita) che, in attesa del depuratore sloveno e di altri interventi risolutivi, compresa la messa in sicurezza del torrente dal rischio di esondazione, offrirà una soluzione tampone efficace, liberando gli abitanti della zona da un puzzo insopportabile e da nugoli di zanzare. «È strano che in trent’anni nessuno ci abbia mai pensato – ha detto Romoli, ricordando il tentativo, abortito, di risolvere il problema mescolando alle acque del Corno specifici enzimi –, e sono davvero riconoscente a Riccardi ed alla Protezione civile per aver trovato una via d’uscita così semplice, rapida e, credo, efficace». Riccardi, dal canto suo, ha ribadito la provvisorietà di un intervento mirato a far fronte all’emergenza e non certo a fornire una soluzione definitiva. «Per questo ci vogliono opere strutturali importanti – ha ribadito l’assessore –, ma intanto chi abita nei pressi del torrente potrà tornare a respirare».

Fonte: «La Voce del Popolo», 19/08/09.