«Il Dodecaneso italiano 1912-1947» di Luca Pignataro

Scritto da ANSAmed, 05/03/12
lunedì 05 marzo 2012

ROMA – È una vicenda storica che ha toccato la politica, la cultura e soprattutto le vite di italiani, greci, turchi ed ebrei: la storia del Dodecaneso italiano (1912-1947) è stata sempre indagata poco e male, nonostante ancora oggi, nelle isole che furono italiane, ci siano notevoli tracce culturali ed architettoniche della presenza italiana. Il primo volume de Il Dodecaneso italiano 1912-1947 di Luca Pignataro (Solfanelli, pp. 243, 20 euro) si impone subito come la prima opera di autentico rigore storiografico sull’argomento, capace di indagare sugli aspetti strategici, amministrativi e di politica culturale che scattarono quando le truppe italiane arrivarono nell’arcipelago tra l’aprile e il maggio del 1912, durante la guerra italo-turca, iniziando un’era di egemonia sulle “dodici isole” (questo vuol dire il nome in greco, in realtà 12 isole più Rodi).

La presenza italiana si inserì in un complesso reticolo di comunità, dove greci, turchi ed ebrei vivevano da secoli, un mix che sarebbe stato sconvolto dalla Seconda guerra mondiale, con lo sterminio quasi integrale degli ebrei sefarditi, e poi con l’abbandono da parte dei turchi.

Gli italiani, che ricostruirono l’economia delle isole (il Trattato di Losanna riconobbe la sovranità di Roma sull’arcipelago nel 1923) e ne rifondarono la macchina amministrativa, concessero grande autonomia alle comunità almeno fino al 1936, quando il governo del Dodecaneso si “fascistizzò” con l’insediamento del governatore Cesare Maria De Vecchi. Il primo dei tre volumi di cui è composta l’opera di Pignataro indaga – con l’utilizzo di una impressionante mole di documenti storici ed amministrativi dell’epoca – sull’occupazione iniziale, con particolare attenzione alle forme istituzionali e le prassi di governo, che modernizzarono una regione arretrata, ritrasformandola per la prima volta da secoli in un pezzo d’Europa.