Bollettino “Coordinamento Adriatico” 2/2023, l’editoriale

Può essere liberamente consultato online ovvero scaricato in formato Pdf il numero 2/2023 del bollettino Coordinamento Adriatico, Trimestrale di cultura e informazione di Coordinamento Adriatico Aps:

https://www.coordinamentoadriatico.it/wp-content/uploads/2023/06/CA-02-2023.pdf

Di seguito l’editoriale di apertura.

Peccati di indulgenza

Abolire una giornata in ricordo delle vittime del comunismo titino a pochi giorni dal suo svolgimento.  Inaugurare un Lapidario che, a seguito di nuove ricerche, amplia il numero delle vittime delle deportazioni titine da Gorizia. Questi avvenimenti accadono a cavallo del confine italo-sloveno a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro e nel mezzo c’è stata la visita ufficiale della presidentessa della Repubblica di Slovenia, Nataša Pirc Musar, al Quirinale. Fra le due rive dell’alto Adriatico lo spirito di collaborazione rimane comunque alto e l’occasione di Nova Gorica, Capitale europea della cultura nel 2025 assieme a Gorizia bene lo dimostrerà. Tuttavia la svolta a sinistra della Slovenia tanto a livello presidenziale quanto a livello governativo pone alcune perplessità sulla prosecuzione del percorso di riconciliazione intrapreso dal presidente Sergio Mattarella con il predecessore della Pirc Musar, Borut Pahor. Da parte slovena si è proposto come passo avanti una visita congiunta soltanto al sito dell’ex campo di internamento italiano di Arbe, che peraltro oggi si trova in territorio croato, senza prevedere un corrispettivo luogo simbolo del terrore titoista. Questa omissione pone in linea la presidentessa slovena con quanto fatto dal governo Golob che, come sopra accennato, ha abolito la giornata in ricordo della violenza comunista, istituita dal precedente esecutivo di centrodestra a fine mandato. Tale iniziativa ha provocato non solo la reazione dell’opposizione, ma anche un intervento di biasimo da parte dell’ex presidente Pahor.

Sembra che per la società slovena la memoria del periodo della dittatura di Josip Broz Tito sia ancora un argomento divisivo e non si sia veramente giunti a una condanna unanime dei suoi crimini. Da un lato il dittatore jugoslavo viene visto come l’oppressore dell’indipendenza slovena, il mandante dell’eliminazione di migliaia di connazionali in quanto suoi oppositori o presunti tali, e il padre padrone di una Jugoslavia che spremeva le risorse slovene a beneficio di quello Stato sociale che garantiva maggiore benessere alle regioni più arretrate della Federazione. Dall’altro, Tito viene ricordato come colui che scacciò gli occupanti italiani, ristabilì un confine che per la Slovenia risultava più equo rispetto a quello concordato dalla Jugoslavia monarchica nel 1920 e che realizzò il sogno del nazionalismo sloveno di trovare uno sbocco al mare. Pure dovendo rinunciare a Gorizia, alla Carinzia meridionale e soprattutto a Trieste.

A differenza di altre zone della ex Jugoslavia, a Lubiana non c’è sicuramente nostalgia per lo Stato assistenziale che il regime aveva assicurato indebitandosi pesantemente, poiché l’economia, agganciata alla locomotiva tedesca, garantisce un benessere diffuso. Tuttavia alcuni ambienti riservano particolare indulgenza ai crimini compiuti dal regime titoista soprattutto nella fase inziale, allorché venne messa in atto una rivoluzione sul piano istituzionale, politico e sociale con ambizioni espansioniste. Di tali ambizioni hanno fatto le spese gli italiani della Venezia Giulia e un lavoro di ricerca svolto dalla sezione di Gorizia della Lega Nazionale ha consentito di individuare altri nomi da affiancare ai 665 che il Parco della Rimembranza del capoluogo isontino ricorda come vittime goriziane delle deportazioni in Jugoslavia. Sono, infatti, emersi episodi di sequestri e di sparizioni nel nulla che interessarono perfino residenti nel Friuli orientale, compiuti molto probabilmente con la collaborazione di comunisti locali che all’appartenenza all’Italia nelle fila capitaliste occidentali preferivano l’annessione alla Jugoslavia socialista: Porzus docet. Al termine di queste ricognizioni archivistiche e testimoniali, il sodalizio goriziano ha realizzato una nuova sezione del Lapidario goriziano, che è stata solennemente inaugurata l’11 giugno 2023. Non casualmente era presente all’evento l’ultranovantenne Paola Del Din, medaglia d’oro al valore militare, che combatté non da partigiana bensì in veste di patriota, come ha sempre tenuto personalmente a specificare.

Lorenzo Salimbeni