Referendum Slovenia: momento storico per la minoranza italiana

Scritto da Andrea Marsanich
FIUME – Il sostegno all’accordo croato–sloveno non poteva che essere accolto favorevolmente dalla Comunità nazionale italiana, spaccata in due da un confine che recide in modo doloroso quello che è il territorio d’insediamento storico dei connazionali. Ad esprimere soddisfazione per l’esito del referendum in Slovenia è stato il presidente uscente dell’Unione Italiana, Furio Radin: «Il risultato della consultazione sta avendo un’eco favorevole nella nostra Comunità nazionale e nell’Unione Italiana, dato che l’arbitrato è uno dei presupposti per la rapida integrazione della Croazia nell’Unione europea. Voglio poi ricordare che l’unitarietà del nostro corpo comunitario potrà essere rispettata appieno se saranno superati i confini tra Croazia e Slovenia, in un’Unione europea libera da tali vincoli. Posso dire che il futuro della Comunità è ora praticamente garantito, perché rimarremo una popolazione unita, su un territorio dove hanno vissuto i nostri avi e dove vivranno i nostri figli».
Secondo Radin, la questione dell’arbitrato internazionale, l’entrata della Croazia nell’Europa comunitaria e la successiva applicazione del regime di Schengen, permetteranno la cancellazione in Istria di un rigido confine che «abbiamo dovuto sopportare da troppi anni». Per il presidente Ui, il successo del referendum spiazza i nazionalisti in Slovenia e Croazia, rendendo onore alla tanta brava gente che vuole un mondo con sempre meno confini. «Per tale motivo – ha concluso Radin – l’ Unione Italiana esprime piena soddisfazione». Chiamato a commentare l’esito del voto, il presidente uscente della Giunta esecutiva Ui, Maurizio Tremul, ha voluto ricordare come la massima organizzazione comunitaria abbia invitato i connazionali di Slovenia a votare a favore dell’accordo. «Quanto emerso – ha detto Tremul – specie in riferimento all’Istria slovena, ci ha dato ragione. Ha prevalso la ragione. Voglio rammentare che due anni fa, nel corso di un incontro stampa, Radin e il sottoscritto, assieme al deputato italiano a Lubiana, Roberto Battelli, ci esprimemmo contro il blocco sloveno alle trattative di adesione della Croazia. Quali uniche persone delle nostre istituzioni, invitammo la Slovenia a togliere il veto, la Croazia ad adeguarsi all’acquis comunitario e l’Italia a contribuire al processo di avvicinamento di Zagabria all’Unione europea. L’ingresso della Croazia darà un fondamentale contributo al mantenimento della nostra unitarietà».
Compiaciuto per il risultato del referendum anche il candidato alla carica di presidente dell’ Unione Italiana, Silvano Sau: «Voglio rammentare che ho partecipato al dibattito a Palazzo Manzioli a Isola, assieme al ministro degli Esteri, Samuel Zbogar e al connazionale Franco Juri, in cui ho difeso a spada tratta la tesi della ragione, rilevando che è giunta l’ora di accantonare le rivendicazioni territoriali, permettendo alle popolazioni che vivono a ridosso del confine di avere finalmente un’ esistenza tranquilla, senza la cosiddetta sindrome della frontiera». «Il voto della regione, come è stato giustamente definito, ha riguardato soprattutto i tre comuni costieri, Capodistria, Isola e Pirano – ha rilevato Sau – dove il sì all’accordo ha riguardato il 70 per cento dei votanti, che è poi stata la più alta percentuale in Slovenia. Si badi bene che il sostegno è stato dato in quelle municipalità, come Capodistria e Pirano, dove i rispettivi sindaci e i loro partiti erano contrari all’intesa, segno che la popolazione locale ha scelto la strada della ragione e non quella della politica».
Fonte: «Il Piccolo», 08/06/10.