Scafo killer, arrestato il tycoon. Rischia fino a 10 anni di carcere

Scritto da «Il Piccolo», 18/08/11
SEBENICO – Non ci sono più dubbi sulle responsabilità del tragico speronamento di martedì nelle acque 2 miglia a sud di Primosten (Capocesto), nella contea di Sebenico, in cui hanno perso la vita i coniugi padovani Francesco Salpietro, 63 anni, e Marinella Patella, di due anni più giovane. Lo zagabrese Tomislav Horvatincic ha infatti sbagliato gravemente, facendo procedere il suo motoscafo di 12 metri (andato a schiantarsi sulla barca a vela italiana) alla velocità di 20 nodi, in un tratto di mare – a meno di 300 metri dalla costa – dove è vietato superare i 5 nodi.
Non si tratta di una notizia ufficiosa bensì di quanto reso noto ai giornalisti da Boris Seljanovski, responsabile del Dipartimento di Sebenico per la sicurezza della navigazione e facente parte della speciale commissione d’ inchiesta nominata dal ministro del Mare e Trasporti, Bozidar Kalmeta, chiamata ad appurare le cause della tremenda collisione: «Le indagini fin qui portate avanti – ha dichiarato Seljanovski – hanno appurato che il motoscafo Santa Marina, guidato dal 63enne Horvatincic, stava navigando ad una velocità di circa 20 nodi e si trovava a meno di 300 metri dalla costa, fascia in cui, così il Codice marittimo, non si permette una velocità che superi i 5 nodi. Siamo in presenza di una violazione della legge».
A complicare la posizione di Horvatincic anche il fatto che il suo bestione abbia colpito la fiancata sinistra dello yacht Santa Pazienza, mentre in base alle regole il motoscafo, più veloce della barca a vela, avrebbe dovuto procedere alla destra dell’imbarcazione speronata. Il noto tycoon edile si trova in stato di fermo ed ha trascorso la notte dopo l’incidente in una cella della questura di Sebenico. Ieri sera il magistrato sebenzano gli ha prolungato la custodia cautelare di altre 48 ore, la qual cosa appare scontata per la gravità dell’episodio che ha scioccato gli ambienti marinari in Croazia. Subito ascoltato dagli investigatori della polizia e da rappresentanti della Capitaneria portuale di Sebenico, lo zagabrese si è difeso affermando che un guasto al sistema di pilotaggio gli avrebbe impedito di evitare l’impatto e che avrebbe tentato con ampi gesti delle mani e con urla ad avvertire i due padovani del pericolo incombente.
Tra gli addetti ai lavori croati, va rilevato, non c’è uno disposto a credergli: si afferma che Horvatincic avrebbe potuto semplicemente spegnere il motore, il che avrebbe fatto “affondare” il motoscafo, riducendogli di molto la velocità. Forse non si sarebbe evitata la collisione ma le sue conseguenze avrebbero potuto essere infinitamente minori e Salpietro e la Patella non sarebbero morti. Dopo lo schianto, avvenuto a poca distanza dall’isolotto di Maslinovik, il Santa Marina ha proseguito la sua corsa, finendo per incagliarsi sul vicino scoglio denominato Barilovac. Una prova dell’andatura sostenuta impressa da Horvatincic, che era a bordo con la sua compagna 35enne Anica Djerdje. Ora rischia da 1 a 10 anni di carcere ed oggi sarà ascoltato dalla citata commissione, di cui fanno parte – oltre a Seljanovski – il responsabile del dipartimento per gli incidenti marittimi del ministero del Mare e Trasporti, Josko Vlasic, e il capitano portuale di Segna, Sinisa Orlic.