Studiosi a confronto sugli scrittori dalmati

Scritto da Pietro Spirito, «Il Piccolo», 25/02/15
mercoledì 25 febbraio 2015

TRIESTE – Nato a Zara nel 1851 e morto a Roma nel 1914, giornalista, librettista, polemista, scrittore, considerato irredentista della prima ora e fascista ante litteram, Arturo Colautti (1851-1914) è una di quelle figure talmente eclettiche da essere dispersive, e così sfaccettate da riuscire a riassumere in sé la temperie di un’intera epoca, quel primo, inquieto Novecento che porterà l’Europa nel baratro della guerra proprio l’anno della sua morte. Ma Colautti è anche uno dei maggiori esponenti di quella galassia di letterati e scrittori dispersa dall’evoluzione della storia, personaggi che vanno da Giovan Francesco Biondi, storico, politico e letterato cinquecentesco, nativo di Lesina, vissuto nel periodo del fulgore veneziano, al sebenzano Niccolò Tommaseo, al futurista Vladimiro Miletti, originario della Dalmazia montenegrina, sino allo spalatino Enzo Bettiza. Stiamo parlando di scrittori e letterati dalmati, tutta gente che tra guerre, esodi ed esili ha avuto un rapporto non facile con le propria terra, autori rimasti a orbitare come stelle isolate nel firmamento della letteratura di lingua italiana, e per i quali manca una storia letteraria di riferimento. Perciò, a partire da Arturo Colautti – del quale l’editrice Elliot ristampa il romanzo uscito postumo nel 1921 “Primadonna” (pagg. 288, euro 19,50), con introduzione di Paolo Patrizi -, è proprio per avviare un percorso di studio e di ricerca per la stesura di una “Storia della letteratura dalmata”, che domani e sabato si terrà al civico Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata di via Torino 8 a Trieste un grande convegno internazionale intitolato appunto “Letteratura dalmata italiana”. Sono ben 110 i relatori chiamati a intervenire in una due giorni fittissima, che per la prima volta affronta l’argomento nel suo insieme e sotto vari punti di vista.

Promotore della rassegna assieme all’Irci è il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste (coordinatori scientifici Giorgio Baroni e Cristina Benussi), con i patrocini della Regione Fvg, della Provincia di Trieste, del Comune di Trieste e con le adesioni del Mod (Società Italiana per lo Studio della modernità letteraria), dell’Adi (Associazione degli italianisti), dell’Aipi (Associazione internazionale dei professori d’italiano) e dell’Aislli (Associazione Internazionale Studi di Lingua e Letteratura Italiana). Un’occasione, senza dubbio, per approfondire tematiche legate ai territori di tradizione italiana, oggi di pertinenza statuale straniera, in «un’ottica di conoscenza e approfondimento delle questioni peculiari per la conservazione dell’identità in un percorso di integrazione e collaborazione europea», come spiegano gli organizzatori. Posto che un’intera sezione sarà dedicata a Colautti (sabato mattina la presentazione del libro “Primadonna”), nel corso del convegno si parlerà delle opere letterarie di autori dalmati scritte in italiano e/o in dialetti italiani, e di opere scritte in latino, ma solo se l’autore scriveva anche in italiano. Impossibile citare tutti i relatori, alcuni dei quali arrivano persino dalla Corea. I lavori iniziano domani alle 15 e si concludono sabato sera.