Zagabria. L’opposizione contro la tassa anticrisi

Scritto da Silvano Silvani

L’opposizione al Sabor, nel prosieguo della sessione straordinaria dedicata alla disamina della manovra finanziaria, ha chiesto ieri con forza alla coalizione di governo di rinunciare all’applicazione della cosiddetta tassa anticrisi e ha rilevato che i cittadini ormai definiscono il balzello un “tributo” che difficilmente potrà venire sopportato dai più. Dall’altro lato il governo è stato esortato a ridurre le spese per far quadrare i conti dello Stato. Il pacchetto di misure, proposto dal governo, prevede, lo ricordiamo, l’introduzione di una tassa sulle paghe, sulle pensioni e sulle altre entrate e la rinuncia all’adeguamento delle quiescenze in conformità alla legge sull’assicurazione pensionistica, il tutto con l’obiettivo di aumentare le entrate di bilancio e ridurre le uscite globali. Il “tributo” del due per cento verrebbe versato da tutti coloro che incassano mensilmente dalle tremila alle seimila kune mentre quello del quattro per cento andrebbe a gravare su coloro che superano questa somma. Sarebbero esenti le entrate fino alle tremila kune mensili. In questo modo, dicono i proponenti, si prevede di rimpinguare la finanziaria con 755 milioni di kune aggiuntive fino al termine dell’anno e con ulteriori 2,1 miliardi di kune nel 2010. Nel contempo le spese scenderebbero di circa 630 milioni di kune.

Un «tributo» insostenibile
Come nel caso della manovra finanziaria, anche queste leggi hanno suscitato un acceso dibattito parlamentare. Željka Antunovi?, parlando a nome del gruppo parlamentare dell’SDP, ha detto che queste misure, come pure la revisione del bilancio, rappresentano solamente una misura palliativa «per mantenere al suo posto l’élite al potere». L’esponente socialdemocratica ha accusato i vertici governativi di ingannare l’opinione pubblica con le dichiarazioni secondo le quali la tassa anticrisi investirà in modo equo tutti quanti e salverà lo Stato, rispettivamente la finanziaria. Secondo lei, invece, il “tributo” ridurrà i consumi e si rifletterà anche sul prodotto interno lordo, destinato a scendere ulteriormente. Goran Beus Richembergh (HNS), ritiene che il governo si sia deciso a passi del genere visto che non vuole tagliare le spese statali. Secondo lui «l’Esecutivo ha deciso di esentare dal pagamento della tassa coloro che hanno tanti soldi di cui non si sa il modo con il quale sono stati guadagnati». «In modo mirato viene favorita la macchina clientelare dell’HDZ e dell’HSS», è stato categorico. «Di camion del genere ce ne sono tantissimi e se dovesse venire calcolato dov’è tutto finito il denaro statale, si tratterebbe di una colonna lunga fino alla Cina», ha aggiunto, rilevando pure che fino a quando i deputati non si renderanno conto che le loro paghe arrivano da questi stessi lavoratori e pensionati, ai quali ora viene tolto parte del reddito, non comprenderanno nemmeno i loro problemi. Le sue parole hanno suscitato accese reazioni dai banchi dell’HDZ. Così, Krunoslav Markovinovi? ha ribattuto che “i camion dei quali parla sono solamente 39 ma che a questi vanno aggiunti anche novanta pendolini del 2003, duecento “mercedes” e autocisterne per cui la colonna sarà ancora più lunga.
«Troppi i dipendenti dell’amministrazione»

Per Damir Kajin (DDI), non ci sarebbe stata nessuna ragione per toccare le paghe e le quiescenze, se l’HDZ e i suoi partner, dal 2003 al 2006, non avessero impiegato altre 40mila persone nell’amministrazione statale che già prima contava esuberi. Attualmente nell’amministrazione pubblica e statale, nonché nelle aziende pubbliche lavorano oltre 300 mila persone. «Questo per una qualsiasi economia e per uno Stato corrotto è un onere eccessivo», ha detto Kajin. Durante il dibattito i rappresentanti dell’opposizione hanno imputato al governo anche il fatto di non aver tenuto conto che la tassa anticrisi colpirà maggiormente le famiglie con più figli a carico. «Vi siete chiesti se il numero di persone di un nucleo familiare sia significativo?», ha domandato Boro Grubiši? (HDSSB), chiedendo pure il motivo per il quale per la tassazione sono previsti solamente due gradini, ossia 3000 e 6000 kune e non anche quelli di 10mila o più kune che, ovviamente, pagherebbero di più.

Tutte le critiche mosse dall’opposizione sono state respinte da Boris Kunst (HDZ), l’unico del partito al potere ad aver preso parte al dibattito. In pratica, non ha detto nulla di nuovo, limitandosi a ribadire che l’applicazione della tassa è necessaria tenendo conto della precaria situazione economica e finanziaria del Paese. «Gli introiti nella finanziaria denunciano un drastico calo, per cui bisogna incidere sia sulle paghe sia sulle quiescenze», ha spiegato, proponendo al governo che nella prossima manovra, attesa in settembre, vengono tassati anche gli introiti dall’attività in proprio (legali, notai, medici…) come pure quelli degli affittacamere e degli sportivi. Secondo Kunst negli ultimi sei anni sono aumentati i diritti sociali, le pensioni medie sono salite del 50 per cento, le paghe minime del 60 per cento, mentre le paghe medie sono lievitate del 40 per cento. Sono inoltre aumentati, ha sostenuto, anche gli indennizzi per le partorienti e gli assegni familiari. Simili valutazione hanno fatto… “imbestialire” l’opposizione e principalmente Silvano Hrelja (HSU), da poco all’opposizione il quale ha precisato che le maggiori spese per le pensioni sono la conseguenza di 200 mila nuovi pensionati senza nessun aumento delle quiescenze. Il Partito socialdemocratico, da parte sua, ha presentato dodici emendamenti alla manovra finanziaria, che dovrebbero ridurre il deficit di 438 milioni di kune. Invece della tassa anticrisi i socialdemocratici hanno proposto tagli alle spese nei vari ministeri per ben 1,7 miliardi di kune.

Fonte: «La Voce del Popolo», 20/07/09.