D’Annunzio e Fiume: poesia e ricerca storica

La conferenza online organizzata dalla Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, dedicata all’impresa del capoluogo quarnerino, ha visto la partecipazione di numerosi storici e accademici italiani

di Stella Defranza – 24/12/2020
Fonte: La Voce del Popolo

La Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati insieme ad altre associazioni culturali ed istituzioni di ricerca ha organizzato la conferenza online intitolata “D’Annunzio e Fiume a 100 anni dall’impresa: un laboratorio di idee ed utopie”. L’incontro virtuale si è potuto seguire sia su Facebook, con una diretta dalla pagina LimesClub Verona, che su Youtube, dal canale del LimesClub Verona.

Moderatore dell’incontro è stato l’avvocato Mattia Magrassi, presidente del LimesClub Verona, mentre è intervenuto, eseguendo alcune letture, Paolo Valerio, direttore del Teatro Stabile di Verona, tra cui un brano di Tommaso Marinetti dei momenti precedenti all’impresa di Fiume, un brano del “Poema di Fiume”, il discorso di D’Annunzio a Fiume del 12 settembre 1919, nel quale cita la celebre frase “Fiume è come un faro luminoso che splende in mezzo ad un mare di abiezione”, il discorso del 24 dicembre 1920 in cui d’Annunzio afferma: “Il delitto è consumato. Le truppe regie hanno dato a Fiume il Natale funebre. Nella notte trasportiamo sulle barelle i nostri feriti e i nostri morti. Resistiamo disperatamente, uno contro dieci, uno contro venti” e il testo d’apertura della Carta del Carnaro.
Nel corso del seminario sono stati presentati tre volumi freschi di stampa: di Giuseppe de Vergottini, “La Costituzione secondo D’Annunzio”, Luni, Milano 2020; Davide Rossi (a cura di), “La città di vita cento anni dopo. Fiume, D’Annunzio e il lungo Novecento adriatico”, Wolters Kluwer Cedam, Padova 2020; Emanuele Merlino (a cura di) e “La sola ragione di vivere. D’Annunzio, la Carta del Carnaro e l’esercito liberatore”, Passaggio al Bosco, Firenze 2020.

Un’impresa rivoluzionaria
Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vittoriale, ha spiegato che si è già parlato di Fiume e dell’impresa dannunziana in due convegni, nei quali è stato trattato pure il tema del suo libro “Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione. Fiume 1919-1920”. Lo scopo era divulgare una maggiore conoscenza dell’impresa di Fiume, conosciuta come un’impresa prefascista e di gettare luce sulla vera natura dell’azione dannunziana, che più che fascista era puramente rivoluzionaria.
“All’inizio c’era uno slancio nazionalista – ha puntualizzato Giordano Bruno Guerri -, ma dopo poche settimane è prevalsa la tendenza rivoluzionaria, il desiderio di cambiare la struttura stessa del potere e la società. È questo il motivo del coinvolgimento di personaggi rivoluzionari come Alceste De Ambris. A seguito dei nostri interventi degli ultimi anni l’immagine dell’impresa di Fiume è cambiata in meglio ed è diventata più corretta. È stato individuato il nodo dei rapporti con Mussolini e il fascismo, è stato messo in rilievo l’atto che D’annunzio del 1919 accolse a braccia aperte Mussolini in quanto rivoluzionario inteso a rovesciare uno stato liberale per portarlo a una forma rivoluzionaria, che non aveva a che vedere con quello che è diventato il fascismo. Mussolini agì sotto banco per rafforzare il suo movimento.

L’impresa di Fiume ha assunto lo scintillio che ha incuriosito personaggi come Guido Keller, le legionarie, le donne, gli uscocchi. Si è messa in risalto la festa della rivoluzione, come la chiama Claudia Salaris. Sono sicuro che gli studi sull’impresa proseguiranno nei prossimi anni, anche perché abbiamo scoperto 8.000 lastre fotografiche che sono state restaurate e messe a disposizione degli studiosi”, ha concluso Giordano Bruno Guerri.

Unione d’Italia in un sol spirito
Lo storico e accademico italiano Giuseppe Parlato, si è soffermato sulla Carta del Carnaro, la costituzione secondo D’Annunzio, la quale rappresenta un punto centrale nella storiografia di questo centenario. Parlato ha spiegato che tutti e tre i volumi esaminano da un punto di vista giuridico la Carta del Carnaro in un panorama europeo, in quanto si tratta di uno dei documenti più negletti degli ultimi 100 anni. Pure il tema della crisi dell’Italia liberale accomuna le tre pubblicazioni, che esaminano il crollo del sistema politico che aveva permesso l’unificazione italiana. L’Italia liberale è in crisi, lo dice D’Annunzio, perché non ha spirito, ha una cattiva amministrazione. Il Poeta ha rinunciato alla Nazione in quanto essa non è un blocco unitario di tutta la popolazione. L’impresa fiumana dà spirito al popolo, ha spiegato Parlato, è qualcosa di impalpabile che unisce il popolo in un blocco unico. Il terzo elemento che è riscontrabile nei tre libri trattati è il problema dell’utopia. Elementi utopici vengono introdotti già dalla Carta del Carnaro, che offre spunti per una riflessione molto profonda. Si vede tra le pieghe, ha puntualizzato lo studioso, come quest’utopia possa portare all’antipolitica. La Carta del Carnaro è avversa alla vecchia politica parlamentare (dei partiti), ma è anche polemica contro la politica tout court. Rappresenta la costruzione di una realtà virtuale e diventa una prospettiva rivoluzionaria che il fiumanesimo intende costruire.

Uguaglianza e autonomia
Giuseppe de Vergottini, presidente di Federesuli, ha parlato del suo volume “La Costituzione secondo D’Annunzio”. “La Carta del Carnaro è un episodio molto importante della storia nazionale – ha illustrato – e non si tratta di un episodio periferico, ma di una delle Costituzioni storiche italiane. Anche se ha avuto vita brevissima, era provvisoria e immaginava una successiva annessione di Fiume all’Italia, cioé anche se si sapeva già che sarebbe stata un passaggio condizionato che avrebbe portato al suo assorbimento nella Costituzione italiana, la sua importanza è a mio parere, eccezionale, perché ha introdotto una serie di istituti, consolidati 25 anni dopo con la Costituzione repubblicana. Innanzitutto apre il problema della tutela delle minoranze nazionali, tratta il tema dell’uguaglianza, dell’autonomia e menziona l’istituzione di una corte costituzionale. Sono tutto istituti anticipati in modo avveniristico e poi ritrovati nella Costituzione italiana. La condanna della Carta del Carnaro è fuori posto, sia da parte della politica che della cultura. Personalmente, con questo libro ho cercato di recuperare una serie di istituti e denunciare il vuoto nella storia costituzionale”.

De Vergottini ha spiegato anche che la Costituzione fiumana introduce l’idea del concetto di cittadinanza e di cittadino produttore, che ha diritto alla proprietà e ai suoi benefici proprio in quanto produttore. In questo senso l’utilità del lavoro è vista dal punto di vista politico e sociale e non soltanto individuale. La proprietà dev’essere socialmente finalizzata, non egoistica e fine a sé stessa. Si tratta di un messaggio innovativo di grandissimo interesse.

Per quanto riguarda l’aspetto nazionale o della dominanza italiana nell’area adriatica, presente nella prima stesura di De Ambris, in ultima istanza il messaggio assimilatorio è molto forte nel documento dannunziano, ma non sono assenti anche norme specifiche a garanzia dei diritti delle minoranze slave.
Musica e poesia come collante della Nazione

Emanuele Merlino, curatore di “La sola ragione di vivere. D’Annunzio, la Carta del Carnaro e l’esercito liberatore”, ha tracciato un parallelo tra D’Annunzio e Nietzsche, soprattutto per le espressioni che riguardano il sangue, la scrittura con il sangue e la conquista con il sangue. Merlino si è concentrato sull’elemento della musica, in quanto religione laica della Reggenza del Carnaro. Già nel 1836 Mazzini scrisse la “Filosofia della musica”, un saggio con un forte legame con D’Annunzio. Mazzini lo scrisse a Parigi in esilio e descrisse l’Italia come un’utopia, qualcosa d’impossibile che bisogna perseguire. In questo senso la musica doveva rappresentare un filo conduttore per un’unità nazionale. D’Annunzio fa sue le aspirazioni di tanti poeti e politici dell’epoca e le traspone nella Carta del Carnaro, un documento importante, ma scritto in una lingua così poetica, che i giuristi dell’epoca non riuscivano a comprenderla.

La conferenza può essere vista sul canale YouTube del LimesClub Verona: https://www.youtube.com/watch?v=GR9sE6uqVo4