Fiume, l’abbiamo rilevato innumerevoli volte, è una città dai mille volti, che ha sempre qualcosa da dire ed emozioni da trasmettere. Data la sua storia, intrisa di lingue e culture, ogni angolo, anche il più nascosto o meno conosciuto, custodisce preziosi aneddoti su palazzi, personaggi o, semplicemente, sulla sua stessa essenza. Non da meno sono le svariate vie e strade le quali, man mano che cresceva la città, lo facevano anch’esse diventando, per una ragione o per l’altra, fulcri di vita cittadina. Così è stato anche per quella che, dagli inizi del XVIII secolo è diventata la principale arteria cittadina, l’ex Corsia Deak, oggi via Krešimir, costruita fondamentalmente per le abitazioni delle famiglie più abbienti, caratterizzata da un filare di platani. Il viale, generalmente una bella strada larga, porta sempre a una città, a una piazza, a un palazzo, a un castello come, ad esempio, quello sicuramente più noto e maestoso dei “Campi Elisi”. Ecco, la Corsia Deak, in precedenza via Alessandrina e, successivamente, anche viale Mussolini, viale Camice Nere, viale Duiz, via Boris Kidri?, fino all’attuale denominazione dedicata al re croato Krešimir, a testimonianza dei tanti cambiamenti storici, agli inizi del XX secolo, quando pullulava di alberghi e palazzi eleganti, rappresentava sicuramente l’Avenue des Champs-Élysées del capoluogo quarnerino.
Piccole oasi
A detta dello storico Igor Žic (“L’ospitalità fiumana” – “Rije?ka gostoljubljivost”), a cavallo tra il XIX e il XX secolo, i viaggiatori che transitavano nel capoluogo quarnerino erano molto eterogenei e socialmente differenziati, dagli uomini d’affari cui vennero dedicate le strutture alberghiere più eleganti, agli emigranti, in partenza alla volta delle Americhe, per i quali venne edificato un ostello, di cui si è già raccontato. Ricorderemo, inoltre, che in prossimità dei centri d’affari e del porto sorsero alberghi che rivaleggiavano con le architetture più ardite e prestigiose dei maggiori centri d’Europa, come gli hotel Hungaria e Bristol. Il primo, del quale non vi sono molte informazioni, piccolo e intimo, è stato edificato nel 1894 a tre piani, ai quali un anno più tardi se ne sono aggiunti altri due e una mansarda. Il secondo, invece, subito vicino, è stato progettato dall’ingegnere Emilio Ambrosini e inaugurato alla fine del 1909, la cui facciata denota chiare influenze dell’architetto e urbanista di grande spessore, Otto Wagner e della sua Scuola viennese. Inizialmente adibito a residenza privata commissionata dall’apprezzato imprenditore ?uro Ruži?, nel giro di pochi mesi venne dato in affitto in qualità di albergo. Dotato di ascensore e di servizi igienici su ogni piano, l’albergo ospitava la sala ristorante al piano terra, dove si apriva con le ampie vetrate un caffè di gusto squisitamente viennese, cui facevano eco gli altri, che costellavano la Corsia Deak. Davanti al palazzo, costruito in stile secessionista, secondo la dettatura architettonica dell’epoca, si poteva godere di un delizioso terrazzino, mentre di fronte vi era una fermata per le carrozze. Seguendo il costume mitteleuropeo, gli avventori dei caffè fiumani potevano intrattenersi a leggere i giornali, un’ampia selezione di testate e pubblicazioni provenienti da tutto il mondo, oltre alla stampa ungherese, i locali “La Bilancia”, “La Voce del Popolo” e, per alcuni anni, il “Novi List” di Frano Supilo, il primo giornale di lingua croata.
Ornella Sciucca
Fonte: La Voce del Popolo – 29/05/2022