La vita di Nazario Sauro in un fumetto

L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha pubblicato con il contributo della L. 72/2001 “Nazario Sauro. Figlio dell’Istria, eroe d’Italia”, un fascicolo pensato soprattutto con finalità didattiche e divulgative contenente non solo la storia a fumetti di Nazario Sauro ma anche schede di approfondimento e di inquadramento storico.

Disegnata da Marco Trecalli su soggetto e sceneggiatura di Emanuele Merlino, quest’opera è stata realizzata con la collaborazione del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata (CDM di Trieste) e della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, nonché con il patrocinio del Comitato 10 Febbraio e di Coordinamento Adriatico Aps.

Lorenzo Salimbeni, dirigente e ricercatore di Coordinamento Adriatico, in particolare ha realizzato il capitolo “Nazario Sauro simbolo dell’irredentismo istriano” di cui riportiamo alcuni stralci.

***

Nazario Sauro simbolo dell’irredentismo istriano

Il 20 settembre 1880 ricorrevano dieci anni dalla Breccia di Porta Pia, attraverso la quale le truppe del Regno d’Italia avevano espu­gnato Roma, ponendo fine al potere temporale dei Papi e arric­chendo il percorso risorgimentale con la conquista di quella che doveva essere la Capitale dell’Italia unita.

[…]in quella data caratterizzata da un decennale così importante e in queste terre in cui la lotta per l’italianità si faceva via via più intensa, nacque Nazario Sauro.

Capodistria, la sua città natale, era abitata a stragrande maggio­ranza da italiani; le sue calli, le chiese decorate con il Leone di San Marco, simbolo della Repubblica di Venezia, che fu qui pre­sente per secoli, lo stile architettonico dei palazzi e la cadenza dialettale: tutto dimostrava la natura intimamente italiana di que­sto porticciolo poco distante da Trieste, il più importante porto dell’Impero degli Asburgo.

Lo storico legame con Venezia si era evoluto nel corso dell’Otto­cento in volontà di entrare a far parte di un’Italia libera ed indi­pendente, che molti idealizzavano anche in quanto nazione gio­vane e portatrice di civiltà e di libertà agli altri popoli ancora oppressi in Europa all’interno dei grandi imperi: con questi ideali si formarono tanti giovani capodistriani, tra cui Nazario Sauro.

[…] Nei suoi viaggi su e giù per l’Adriatico entrò così in contatto con i patrioti albanesi che si opponevano al dominio dell’Impero ottomano e guardavano all’Italia con simpa­tia, vedendola come interlocutrice privilegiata per lo sviluppo e la salvaguardia di un’Albania indipendente. Tra il 1908 ed il 1912 Sauro non si limitò a rifornire di armi di contrabbando i guerriglie­ri, in quanto partecipò ad alcuni scontri a fuoco. Tra il 27 febbraio ed il 6 marzo 1913 si sarebbe poi svolto a Trieste il Congresso alba­nese promosso dall’Austria-Ungheria per tenere sotto controllo le istanze e la nuova classe dirigente dell’Albania, che aveva procla­mato l’indipendenza il precedente 28 novembre, nell’imperversare della Prima guerra balcanica. Sauro avrebbe preso parte ad alcune sedute per fiancheggiare e sostenere la componente italofila rispet­to a quella che avrebbe preferito legare il giovane Stato alla duplice monarchia.

[…]Giunsero, infine, le “radiose giornate di maggio” e l’Italia si ac­ cingeva ad entrare in guerra contro l’Austria: quasi presagendo la sorte che lo attendeva, Sauro affidò all’amico giornalista venezia­no Silvio Stringari il 20 maggio 1915 due lettere, da consegnare rispettivamente alla moglie ed al primogenito in caso di morte in battaglia. Si tratta di due documenti in cui i sentimenti del padre di famiglia riconoscono la priorità della devozione all’Italia e ri­mane un testamento spirituale, profondo e commosso, ai congiun­ti più cari.

Al figlio primogenito Nino:

Tu forse comprendi, Nino, od altrimenti comprenderai fra qual­che anno, qual era il mio dovere di italiano. Diedi a te, a Libero, ad Anita, ad Italo, ad Albania, nomi di libertà, ma non solo sulla carta, questi nomi avevano bisogno d’un suggello, ed il mio giu­ramento l’ho mantenuto.
Muoio con il solo dispiacere di privare i miei carissimi e buo­nissimi figli del loro amato padre, ma vi rimane la Patria che di me farà le veci. E su questa Patria giura, Nino, e fai giurare ai tuoi fratelli, quando saranno l’età di ben comprendere, che sarete sempre, ovunque e prima di tutto Italiani. I miei basi e la mia be­nedizione. Dà un bacio a mia mamma che sarà quella che soffrirà più di tutti, amate vostra madre, porta il mio saluto a mio padre. […]

Lorenzo Salimbeni