Stangata per i turisti a Ragusa

Scritto da «Il Piccolo», 16/06/11
FIUME – Siamo ormai in estate, l’alta stagione turistica è alle porte e la mitica Ragusa (Dubrovnik) torna a far parlare di sé per i prezzi proibitivi ai comuni mortali, al punto da essere paragonata a Venezia. Passeggiando lungo lo Stradone, o Stradun, ci si imbatte in locali dove sorseggiare un caffé, un’aranciata o una birra comporta la spesa di un piccolo capitale, specie in presenza di una famiglia di quattro persone. Oltre alla principale passeggiata ragusea, i luoghi dove si praticano prezzi altissimi sono la piazza antistante la chiesa di San Biagio e il Porto vecchio. Ma già infilandosi lungo le tipiche calli e piazzette di Ragusa i costi calano, e non di poco. Qui la tazzina di caffé viene pagata da 1,1 a 1,9 euro, molto meno che nel centralissimo Stradone e dintorni, dove può raggiungere i 3,4 euro. C’è l’esempio del mezzo litro di birra alla spina che nei locali “distaccati” comporta l’esborso da 2 a 3,4 euro, mentre per l’identico quantitativo di birra in bottiglia si dovrà spendere da 2 a 4 euro. Idem con patate il discorso per le pizze o il cono gelato se consumati in luoghi chic oppure in certi posticini appartati ma non meno qualitativi e attraenti.
Per Stjepan Peric, presidente dell’Assoristoratori locale, la città di Ragusa è il brand di maggiore prestigio del turismo croato, specie quale destinazione crocieristica e dunque i prezzi in città non rappresentano nulla di eccezionale: «I listini – afferma Peric – vanno di pari passo a quanto offre Ragusa, alle sue bellezza e alla sua storia. Le alternative non mancano e si possono frequentare esercizi dove mangiare una pizza e bere una birra non comporta salassi per il portafoglio. Non sono perciò d’accordo con chi parla di Ragusa come di una città molto costosa». Risalendo la costa dalmata si arriva a Sebenico dove i prezzi risultano di parecchio inferiori rispetto alla città di San Biagio. È che i cittadini di Sebenico amano riversarsi nei locali della loro città e per tale motivo i titolari di ristoranti, pizzerie, bar, non praticano tariffe lievitate nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre. «Aumentare i prezzi? Sarebbe una follia – afferma un ristoratore sebenzano che vuole mantenere l’anonimato – ricorrere ad un simile espediente non servirebbe a nulla perché i turisti stranieri spendono comunque poco».
Andando ancora più a nord si ha l’esempio di come la vita sia maggiormente cara sulle isole rispetto alla terraferma. A Veglia città si hanno costi che pongono questo capoluogo isolano a metà strada tra Ragusa e Sebenico. Del resto è da decenni che l’abitare nelle isole croate vuol dire spendere di più anche se – grazie alla relativa legge – gli isolani vanno incontro ad una lunga serie di agevolazioni riguardanti soprattutto i trasporti. C’è poi la Regina del turismo croato, al secolo Abbazia, che si presenta ai suoi ospiti come una destinazione dai prezzi non esattamente pepati. Queste valutazioni valgono naturalmente per i villeggianti d’oltreconfine, mentre la stragrande maggioranza dei cittadini croati – alle prese con una grave crisi economica – riflette più volte prima di varcare la soglia di un qualche locale.