Un Ricordo che appartiene a tutta l’Italia

Può venire scaricato gratuitamente oppure consultato on line il numero 01/2022 del bollettino in formato Pdf Coordinamento Adriatico. Trimestrale di cultura e informazione di Coordinamento Adriatico Aps. Pubblichiamo di seguito l’editoriale “Un Ricordo che appartiene a tutta l’Italia”.

Proprio alla vigilia del Giorno del Ricordo 2022 ha avuto luogo, presso l’Università per Stranieri di Siena, un convegno in cui il nuovo rettore, Tomaso Montanari, storico dell’arte e opinionista, aveva chiamato a raccolta ricercatori e accademici che avevano negli ultimi mesi fiancheggiato la sua sequela contro il Giorno del Ricordo, interpretato come reincarnazione di una sorta di fascismo eterno. Cosa invero sibillina, a fronte di una legge approvata praticamente all’unanimità dal Parlamento della Repubblica italiana. Né mancavano coloro i quali avevano espresso, a vario titolo, posizioni giustificazioniste nei confronti delle stragi delle foibe, ovvero dimostravano di non avere digerito la pronuncia del Parlamento europeo, che ha equiparato i crimini del comunismo e quelli del nazismo. Prima di questo appuntamento c’era stato peraltro un convegno dell’ANPI, a Gorizia, ospite l’associazione slovena di ex partigiani; non per esercitare una critica valutazione dei drammatici avvenimenti in quell’area, appena al tramonto del secondo conflitto mondiale, che si erano duramente abbattuti su quanti – italiani e sloveni – avversavano, e per più ragioni, il progetto espansionista-dittatoriale di Josip Broz Tito.

Vale sottolineare come nello stesso torno di tempo due seminari regionali per la formazione dei docenti della Lombardia e della Toscana si siano svolti, a Bergamo e nella medesima Siena, riflettendo sulla storia del confine orientale, grazie al contributo del Tavolo di Lavoro promosso da Ministero dell’istruzione e associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati – del quale la stessa Associazione Coordinamento Adriatico è parte – coinvolgendo illustri docenti universitari e riscuotendo, come è sensato, ampia adesione. Nel corso del 10 febbraio sono giunte le esortanti dichiarazioni istituzionali, espresse dal Capo dello Stato, che ha ribadito quanto foibe ed esodo facciano parte della realtà nazionale e sia assolutamente fuori da ogni logica contestarne o sminuirne la portata. Non meno il presidente del Consiglio dei ministri, intervenendo per propria volta alla cerimonia del Senato, ha esplicitamente individuato nell’azione dei partigiani di Tito il fuoco che ha arrossato stragi, deportazioni ed esodo dalle terre dell’Adriatico orientale.

Nella cronaca dei giorni seguenti non sono purtroppo mancati atti di vandalismo nei confronti di monumenti e lapidi dedicati alla memoria di Norma Cossetto e dei Martiri delle Foibe, anche di recente inaugurazione. Sebbene non siano venute meno veemenze tese al giustificazionismo, all’interno di conferenze svoltesi a livello locale, conforta rilevare come non pochi sindaci e amministratori abbiano spesso levato voci e interdizioni all’uso di spazi pubblici e istituzionali da parte di chi, palesemente, si esplicitava avverso allo spirito della Legge 92/2004 istitutiva del Giorno del Ricordo. Molto più numerosi, con grande seguito e ben più vasto apprezzamento, sono altresì stati gli eventi di testimonianza, verso le tragedie dell’Alto Adriatico – tanto in presenza, quanto in collegamento telematico – con presentazioni librarie, relazioni per gli studenti, sedute ufficiali dei consessi elettivi e manifestazioni promosse da associazioni ed enti locali. Qui la diaspora adriatica ha parlato, si è espressa, presentandosi con franchezza e riscontrando un vero interessamento per l’esilio dalle terre natali.

Soprattutto questo si può rilevare in maniera sempre più diffusa: un sondaggio SWG ha attestato che l’85% degli italiani sa di cosa si parla, quando si fa riferimento a foibe ed esodo. Sono sempre più numerosi coloro i quali vogliono sapere il perché di un prolungato oblio, colmando così una lacuna conoscitiva. Cresce la consapevolezza che in Istria, Carnaro e Dalmazia c’era una viva comunità italiana, radicata e imperniata sui valori di una economia morale storica. E non solamente i criminali di guerra e i gerarchi slavofobi, come una triste vulgata asserisce. Si vuole capire come mai pubblici funzionari e impiegati, carabinieri e finanzieri – giunti da tutta Italia in quelle terre per ragioni di servizio – siano stati deportati, assassinati e perseguitati. C’è la volontà di rimediare all’indifferenza, come pure all’ostilità che hanno circondato i ben oltre cento amari luoghi di raccolta che ospitarono decine di migliaia di nostri connazionali, provenienti dall’Adriatico settentrionale, in diverse ondate. Vi è ormai, insomma, la evidente possibilità di rendere in modo definitivo la ricorrenza di febbraio un retaggio partecipato da sempre più italiani e suffragare il Ricordo un patrimonio della comunità nazionale.

Lorenzo Salimbeni