Resa dei beni agli stranieri: presto la legge

Scritto da Dario Saftich, «La Voce del Popolo», 10/12/13
martedì 10 dicembre 2013
ZAGABRIA – Qualcosa si muove a Zagabria sul fronte della restituzione ai cittadini stranieri dei beni nazionalizzati o confiscati all’epoca del regime comunista jugoslavo. L’Austria non perde occasione per raccomandare alla Croazia la necessità di fare passi avanti su questo argomento che da troppi anni è ormai confinato in un limbo legislativo senza apparenti sbocchi. La questione è stata affrontata anche ieri all’incontro che il presidente del Sabor, Josip Leko, ha avuto con la presidente del Parlamento austriaco, Barbara Prammer. Alla conferenza stampa tenuta dopo il colloquio, Josip Leko ha espresso l’auspicio che si possa procedere speditamente verso la soluzione delle questioni aperte tra i due Paesi. E uno dei problemi sul tappeto è per l’appunto quello della restituzione del patrimonio nazionalizzato ai cittadini austriaci. In questo contesto il presidente del Sabor ha annunciato che sono in preparazione a Zagabria le modifiche alla Legge sul risarcimento per i beni nazionalizzati o confiscati all’epoca del regime comunista jugoslavo.
Procedere in maniera leale e corretta La presidente del Parlamento austriaco, Barbara Prammer, ha sottolineato a questo proposito che “quando si tratta della restituzione dei beni la cosa più importante è che sia fatta giustizia e che si proceda in maniera leale e corretta”. Questo significa, ha evidenziato Barbara Prammer, che nessuno dev’essere discriminato.
Ed è per l’appunto il principio della non discriminazione nei confronti dei cittadini stranieri che dovrebbe essere l’elemento di fondo delle modifiche alla Legge sul risarcimento per i beni nazionalizzati o confiscati all’epoca del regime comunista jugoslavo, alle quali le autorità croate stanno lavorando ormai da parecchi anni. Tutto risale a una storica sentenza della Corte costituzionale, di oltre un decennio fa, con la quale era stato imposto al Sabor di eliminare dal testo della normativa la discriminazione nei confronti dei cittadini di altri Paesi, ovvero di permettere anche ad essi il diritto di riottenere i beni nazionalizzati o di vederseli risarciti.
Interessati pure gli italiani L’argomento interessa naturalmente anche i cittadini italiani e quelli di altri Paesi. Pure gli ebrei originari dalla Croazia e sparsi per il mondo attendono giustizia. La questione quindi è estremamente delicata.
Casi non coperti dai trattati Per evitare una marea di richieste di risarcimenti Zagabria ha fin dall’inizio messo le mani avanti: non si toccano i casi risolti già all’epoca dell’ex Jugoslavia con i trattati bilaterali o internazionali. Quindi tutto si riduce a un discorso sui casi non coperti dai trattati. Ma nemmeno questo è poco. Risolvere tale “pendenza” vorrebbe dire lanciare un preciso segnale politico: far capire che non c’è spazio per le discriminazioni e che è indispensabile fare in modo che la giustizia trionfi, laddove è ancora possibile. Le autorità di Zagabria, a prescindere dal colore politico, hanno sempre fatto presente che quando si tratta di sanare le ingiustizie del passato bisogna prestare attenzione a non crearne di nuove. Questo principio, però, non riguarda solamente i cittadini stranieri, ma anche quelli croati alle prese con la denazionalizzazione. È questo un processo lungo e faticoso: per il momento i Paesi interessati e la comunità internazionale attendono evidentemente un segnale politico da Zagabria sulla volontà di smuovere le acque.